Innovazione, integrazione ed esperienza: la value proposition di H4D

Dottoressa Barbangelo, ci racconti come si avvia H4D nel proprio settore e su quali valori sta puntando nel proprio percorso di crescita

Innovazione, integrazione ed esperienza. Direi che queste sono le parole chiave che racchiudono la value proposition di H4D (Health 4 Development).

Quello che H4D si propone di fare in Italia è l’avvio di progetti di Telemedicina clinica, un concetto ancora poco conosciuto. Ad oggi vi sono infatti numerosi esempi di telemonitoraggio/teleassistenza, videoconsulenza, ben lontani dal nostro modello di servizio.

La tecnologia di H4D consente di effettuare una vera e propria visita in real time con un medico, riproducendo grazie ai nostri devices medicali di ultima generazione quanto accade generalmente in un ambulatorio medico.

Il software che genera i dati sanitari è unico in Italia ad essere registrato come devices medicale di classe IIa ed ecco che arriviamo dunque al concetto di integrazione. I dati H4D sono infatti integrabili con quelli ad esempio delle aziende sanitarie, una bella innovazione in un momento che vede un grande focus ed investimenti nella sanità pubblica in questo settore.

Infine, l’esperienza. La nostra realtà è nata 15 anni fa a Parigi. Abbiamo dunque il know-how necessario per condurre l’innovazione in telemedicina anche in Italia.

 

Qual’è il vostro approccio al mercato della Sanità?

Il mondo della telemedicina è in continua e rapida evoluzione. Abbiamo dedicato e tuttora dedichiamo tempo per studiare ed essere costantemente aggiornati rispetto ai trend di settore e alle varie possibilità di business per una proposta innovativa come la nostra.

Ad oggi, vi sono ancora molteplici rigidità della normativa italiana in materia che non sempre ci consentono di guardare ai progetti con il mindset che in H4D abbiamo da sempre e che bene si esprime con un inglesismo: “Think out of the box”.

L’approccio rispetto al mercato è per noi duplice : Corporate e salute pubblica.

Nel settore corporate offriamo le nostre soluzioni alle grandi aziende per il Welfare dei dipendenti in ambito healthcare.

In merito invece alla salute pubblica, ci troviamo in un’epoca storica in cui, a seguito dell’emergenza pandemica e grazie ai fondi PNRR, la Telemedicina riveste oggi un ruolo di primo piano. È per noi dunque molto importante rendere evidente il nostro valore e la nostra prospettiva di completezza, ritagliandoci il nostro spazio nel mercato.

 

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di H4D a queste sfide?

Proporre soluzioni che siano sempre in linea con l’evoluzione dei bisogni di salute delle persone, sia per il settore Corporate che per la salute pubblica.

La nostra tecnologia è in costante perfezionamento ed è studiata per essere sempre più “User Friendly” e dunque vicina alle persone.

 

Ci parli dei vostri progetti strategici per il futuro

Saranno in linea con quello che è l’attuale approccio al mercato, confidando in un maggior snellimento della normativa italiana. Questo rappresenterà per noi una sorta di passerella che agevolerà una grande espansione nel nostro paese.

 

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

Abbiamo conosciuto la realtà della Società Italiana di Telemedicina grazie all’ organizzazione dell’ evento del Congresso Internazionale a cui prenderemo parte. Ci è piaciuto l’approccio multidisciplinare e dinamico che abbiamo colto in questo evento e vogliamo dare anche noi un contributo allo sviluppo di soluzioni innovative per aziende, medici, operatori sanitari, ma anche famiglie e pazienti.

Elena Barbangelo

 

 

medicina digitale

Medicina digitale fra regolamenti europei, opportunità e vincoli

Medicina digitale fra regolamenti europei, opportunità e vincoli

Lorenzo Terranova

Confindustria Dispositivi Medici – Direttore Rapporti istituzionali e coordinatore del progetto “Frontiere digitali”)

 

introduzione

Obiettivo di questa riflessione è cercare di definire come la medicina digitale possa evolversi considerando i vincoli, in primis dai regolamenti europei, e le opportunità che stanno caratterizzando questo mercato particolare.

E’ opportuno, inizialmente, definire un perimetro ben chiaro su cosa s’intenda per “medicina digitale”. Spesso analisi, conclusioni e considerazioni sul tema sono differenti poiché sono diverse le definizioni attribuite alla medicina digitale.

Preliminarmente, ai termini «medicina digitale» e «eHealth» si attribuisce il medesimo significato.

Inoltre, così come nella terminologia ordinaria anche nella declinazione del digitale, si dovrebbe tendere ad attribuire il significato di medicina digitale come la realizzazione di una condizione di salute o meglio di benessere e non di assenza di condizioni sanitarie negative[1].

In realtà, la medicina digitale – rispetto alla definizione OMS – introduce una serie di cambiamenti profondi e mettono a fuoco cosa rappresenta la medicina digitale:

  • un nuovo modo di lavorare, fondendo la saggezza consolidata della salute con nuovi concetti e strumenti digitali;
  • una risorsa nuova per raggiungere gli obiettivi di salute esistenti.

Ben si evidenzia come le due definizioni implichino approcci ben differenziati.

Se la definizione scelta è quella (a), si ha un «ripensamento» della nozione di salute e degli obiettivi di salute, che s’integrano con le considerazioni svolte sull’aggiornamento della definizione di salute. (Iyamu & al, 2021).

La definizione (b) è invece più conservativa e vede la medicina digitale semplicemente come un (utilissimo) strumento, ma che non modifica l’impianto definitorio di salute.

Va sottolineato che spesso, come strumento, il concetto di medicina digitale è stato utilizzato per riferirsi all’integrazione delle tecnologie digitali nelle operazioni di sanità e la trasformazione digitale è stata utilizzata per descrivere un cambiamento culturale che integra in modo pervasivo le tecnologie digitali e riorganizza i servizi sulla base delle esigenze di salute del pubblico. (Pelegatti, 2022)

Appare, quindi, ben chiaro che la medicina digitale debba essere intesa come un nuovo modo di lavorare che porta a una riflessione sulla nozione di salute.

Accettando la cornice definitoria prima data, si hanno declinazioni (anche molto rilevanti) della medicina digitale come le terapie digitali (DTx) o le app o i wearable.

 

la prospettiva

Le applicazioni (in senso letterario, non informatico) della medicina digitale presentano moltissime declinazioni.

Il punto di partenza è quello di evidenziare criticità, opportunità, mirando a formulare alcune proposte provenienti dal mondo produttivo, con una prospettiva correlata ai dispositivi medici e, più in generale, ai percorsi di accesso/vincoli di mercato.

 

i vincoli normativi

Com’è noto i regolamenti europei (Union, 2020) hanno definito puntualmente che i software sono dispositivi medici[2], così come alcune declinazioni della medicina digitale come le terapie digitali, le app, i wearable, alcune applicazioni dell’intelligenza artificiale alla medicina, ….

A rigore, va anche ricordato che molti software utilizzati in ambito sanitario sono qualificabili come dispositivi medici, ma ve ne sono altri che pur essendo utilizzati in ambito sanitario non sono qualificabili come dispositivi medici.

Nello specifico, il software disegnato per gestire informazioni mediche (elaborandole, analizzandole, creandole o modificandole) viene definito dispositivo medico solo se la creazione o la modifica di tali informazioni è regolata da una destinazione d’uso medica[3]. (MDRG, 2019).

medicina digitale: contesto e impatti sul sistema sanitario e sulla produzione

La medicina digitale, così come prima definita, deve apportare al sistema della salute un miglioramento diretto o indiretto all’offerta della stessa (efficacia) così come è importante che questi apportino un miglioramento dei processi produttivi per la salute (efficienza).

Tale miglioramento non deve necessariamente realizzare una riduzione dei costi, ma deve mirare ad offrire una sanità basata sulle 4P (ossia fondata sulla: medicina predittiva, medicina personalizzata, medicina preventiva e medicina partecipativa) (Flores & al, 2013).

Va rilevato che allo stato attuale i percorsi di regolamentazione e di rilascio della certificazione europea per i dispositivi medici (capo II e capo III del Regolamento europeo) garantiscono il raggiungimento di una specifica efficacia.

alcune condizioni per costruire un mercato della medicina digitale

formazione e competenze

Un primo elemento che va considerato primario e determinante nella medicina digitale (in particolare, dei dispositivi medici ma in generale dell’intera sanità) è la diffusione nei diversi territori delle conoscenze e delle competenze tecnico-professionali.

Questo è un percorso che va visto in due prospettive.

Per un verso, una diffusione delle conoscenze/competenze implica da parte dei committenti una maggiore capacità di qualificare la domanda, così da renderla capace di stimolare risposte da parte del mercato, orientate ad un innalzamento della qualità dell’erogato dal sistema sanitario.

Per l’altro verso, considerata la grande presenza di piccole imprese, start-up, spin off, imprese innovative spesso in relazione fra loro (almeno nei singoli territori) e con un ruolo di stimolo svolto da enti territoriali, enti pubblici, centri universitari, si possono costruire capacità di risposte convergenti con gli interessi dei committenti e una propositività più conforme ai bisogni specifici.

ruolo del SSN nel governare i processi alla base della medicina digitale

Va sottolineato che operare nell’ambito della medicina digitale richiede affrontare: (i) alcune peculiarità connesse agli acquisti pubblici, nonché (ii) una qualificazione della committenza pubblica.

Per quanto riguarda l’aspetto relativo agli acquisti pubblici, va evidenziato che esistono strumenti previsti dal codice degli appalti, in grado di offrire risposte idonee. Tali strumenti vengono molto poco utilizzati nel comparto sanitario, in generale, e in particolare per le categorie di beni e servizi rientranti nella medicina digitale. L’auspicio è che le stazioni appaltanti siano in grado di costruire bandi di gara adeguati verso queste tecnologie, utilizzando quanto effettivamente offerto dal Codice degli appalti.

Per quanto riguarda l’aspetto di qualificazione delle committenze pubbliche, appare chiaro che la digitalizzazione stessa[4] è definibile come fattore abilitante all’uso del dispositivo medico, e – insieme – strumento di programmazione pubblica della domanda e dell’offerta di salute.

Toccando il primo aspetto (fattore abilitante), allo stato attuale non si può prescindere dal fatto che la digitalizzazione richieda una capacità del sistema sanitario e degli operatori di coinvolgimento in un processo di continuo aggiornamento in termini organizzativi, formativi e gestionali. Va declinato un modello di governance pubblica specifico per le tecnologie digitali. Conseguentemente, queste tecnologie digitali vanno contestualizzate in termini di impatti organizzativi e gestionali per il servizio sanitario nazionale.

Toccando il secondo aspetto (strumento di programmazione della domanda e dell’offerta di salute), diventa necessaria un’effettiva diffusione estesa e capillare della gestione delle informazioni (in primis, il fascicolo sanitario elettronico, FSE e nel futuro nel fascicolo sociosanitario elettronico, FSSE) dove si integrano gli aspetti clinici con quelli sociosanitari. Ma ciò implica scelte ben precise: (i) una gestione digitale e integrata dell’area “territorio” con l’obiettivo di costruire una mappatura completa dei processi sanitari (clinici) e sociosanitari e dove il FSSE è il prodotto (non l’unico) risultante; (ii) l’avvio di una serie di piattaforme (su base regionale, ma che possano dialogare con altre piattaforme sia della medesima Regione, sia di altre Regioni) di monitoraggio/assistenza a distanza in grado di prendere in carico i pazienti; (iii) l’adozione di meccanismi di governance dei processi, ossia sistemi che permettano di automatizzare e/o sincronizzare i processi e al contempo le performance dei sistemi, nonché adattare costantemente i modelli di integrazione alle effettive necessità del territorio; (iv) la “pubblicità” (ovviamente salvaguardando i livelli di riservatezza garantiti) di dati e informazioni raccolti, in un reale contesto di open data al fine di consentire analisi secondarie.

Questi ultimi punti rappresentano strumenti di governance fondamentale non solo per il SSR, ma anche per il sistema produttivo che riesce meglio a programmare e definire la propria offerta più appropriata per i fabbisogni, esistenti ed emergenti, del SSR/SSN.

relazioni all’interno del sistema produttivo

Strettamente connesso al tema è quello dei rapporti fra le piccole imprese (che possono classificarsi come innovative o come spin off o come start-up) e le grandi aziende.

Nell’area digitale della salute nelle piccole imprese esiste un grande fermento, una sviluppata capacità innovativa, una flessibilità e rapidità nel produrre e concretizzare nuove idee. Spesso, però, quello che manca a queste piccole imprese è la capacità finanziaria nonché le competenze nelle aree commerciali. Inoltre, alle piccole imprese, spesso, manca la conoscenza dei processi sanitari. Sono aziende innovative con ottime idee e anche ottimi prodotti, ma che necessitano di una “guida” per contestualizzare le loro risorse tecnologiche innovative nel contesto sanitario. Questo è l’apporto tipico delle aziende più strutturate che operano nel mercato sanitario.

Appare molto chiaro che la relazione fra piccole imprese e grandi imprese nel comparto dei dispositivi medici si pone in termini di mutualità reciproca dove le prime dispongono di idee e spunti e le seconde dispongono della conoscenza dei processi.

Pertanto, questo rapporto fra i grandi gruppi e le piccole imprese va considerato nella sua interezza. Oltre a quanto previsto dal codice degli appalti, è opportuno un ruolo proattivo del committente pubblico.

Se questo riesce a creare e sviluppare al proprio interno quelle competenze necessarie per governare i fabbisogni digitali verrà superato l’attuale limite dei SSR che devono ricercare l’intermediazione di un general contractor, capace di monitorare l’offerta sui mercati digitali e trasferire direttamente al sistema delle imprese le modalità di risposta ai propri bisogni.

 

focus: i dispositivi medici in grado di avvalersi della medicina digitale e come gli stessi dispositivi medici sono influenzati da strumenti innovativi (intelligenza artificiale)

La riflessione va articolata in due parti: l’evoluzione della medicina digitale e l’impatto/l’integrazione sui dispositivi medici; il come l’intelligenza artificiale sia in grado di trasformare la nozione stessa di dispositivo medico.

Per quanto riguarda il primo aspetto, la medicina digitale ha già trasformato il dispositivo medico. Anzi, quanto sostenuto prima evidenzia che la sanità digitale avvalendosi di strumenti quali la telemedicina, sia in grado di rispondere a fabbisogni sempre più articolati. Questo è possibile solo con l’utilizzo diffuso di dispositivi medici che abbiano già incorporato elementi digitali e questi andranno a determinare i modelli di sanità digitale.

Partendo da un esempio semplice e ormai consolidato, il pacemaker con wireless, è chiaro che il processo sottostante al controllo del dispositivo, e delle informazioni sul dispositivo che il dispositivo stesso trasmette, è ormai consolidato e sta contribuendo a modificare il processo tradizionale verso una definizione di un nuovo elemento della sanità digitale. Ma va cambiando anche la modalità nel rapporto medico paziente.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, il tema è estremamente complesso e non va sottaciuto l’aspetto etico.

Oggi sussistono diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale sui dispositivi.

Un primo elemento da considerare riguarda come tutta una serie di informazioni raccolte e rielaborate dal dispositivo medico stesso (ormai anch’esso dotato di intelligenza artificiale). Successivamente il dispositivo è in grado di offrire una serie di possibili scelte di tipo clinico. Il punto delicato riguarda come l’atto clinico (a cura del medico) sia collocato; ossia tutta una serie di raccolta dati, attività (svolte dal dispositivo) in quale momento del trattamento siano posti.

Pertanto, va rilevato come il processo di intelligenza artificiale sia estremamente sfidante e pieno di opportunità, ma ogni elemento va considerato in termini puntuali.

conclusioni e alcune proposte del comparto produttivo

A fronte di cambiamenti “culturali” che richiedono lunghi tempi, alcuni interventi volti a garantire un mercato che consenta un consolidamento delle imprese di dispositivi medici già presenti sul mercato e nuove imprese interessate ad entrare in questo mercato quali incentivazioni mirate a rafforzare alcune aree aziendali (ricerca, sviluppo prodotti, …) oppure finanziamenti sul modello industria 4.0, oppure modelli di supporto del trasferimento tecnologico (soprattutto per PMI e start-up).

Declinando in maniera più puntuale per il comparto dei dispositivi medici, occorre che vengano sollecitati attraverso investimenti nella ricerca pubblica e privata, nuovi modelli di business che si appoggiano su una riduzione degli impatti ambientali[5] o a basso consumo energetico. Ad esempio prevedere dei “green benefit”.

La condivisione di questa vision porterà ad: (a) aumento degli investimenti privati in R&S; (b) incremento delle competenze digitali nel sistema sanitario pubblico, e in generale nell’intera popolazione; (c) la individuazione di alcune imprese come leader nelle tecnologie di frontiera digitale; (d) rafforzamento dei processi di fusione e di collaborazione fra le imprese.

azioni specifiche

Pertanto, vanno intraprese dal mondo industriale o vanno sollecitate azioni strategiche da parte del SSN che rispondono alla realizzazione di quanto definito dalla vision:

  • l’avvio/l’implementazione di nuovi modelli organizzativi e gestionali della sanità.

Quando i processi di digitalizzazione in sanità vengono introdotti, il valore aggiunto non è dato solo dal processo in sé, quanto come questo comporti una modifica di un insieme di altri processi all’interno del sistema salute sia a monte sia a valle del processo modificato. Inoltre, va assolutamente incentivato il percorso di integrazione ospedale-territorio.

  • il riconoscimento delle specificità delle prestazioni con contenuto digitale.

Diverse prestazioni allo stato attuale possono contenere piccole o grandi parti di carattere digitale. Allo stato attuale non vi è una differenziazione delle codifiche (a cui conseguono differenti tariffe) rispetto alla medesima prestazione che non ha contenuti digitali.

Le prestazioni con contenuti digitali possono implicare costi maggiori, costi minori o costi eguali. Andranno ben definiti i criteri generali e i criteri specifici per la fissazione di queste nuove tariffe

  • la costruzione di un sistema di raccolta delle informazioni.

I soggetti programmatori oggi operano con un flusso informativo ancora poco orientato alla definizione di cluster di pazienti. Disporre di queste informazioni significa appropriarsi della capacità di fissare puntualmente i fabbisogni (clinici, finanziari, di risorse) necessarie. Pertanto, occorre che il nostro sistema sanitario effettui investimenti (che non sono finanziari, ma di competenze, di organizzazione e di efficace utilizzo di strumenti che già sono disponibili all’interno del SSN).

  • l’incentivazione e lo sviluppo delle competenze (professionali, tecniche, amministrative, gestionali) all’interno del SSN.

Un percorso di qualificazione e di miglioramento del sistema sanitario necessita un salto qualitativo delle persone che operano direttamente a valle o a monte col sistema sanitario.

  • un nuovo impulso alle partnership pubblico-privato.

Nell’ambito delle imprese del digitale dei dispositivi medici esiste una conoscenza e una comprensione dei fenomeni evolutivi. Questa, se messa a sistema e condivisa con i diversi attori, potrebbe essere di grande aiuto alle stazioni appaltanti e agli utilizzatori del SSN.

  • il superamento delle criticità all’accesso.

L’applicazione compiuta dei regolamenti europei del 2017 prevede l’adozione di una serie di misure e attività (avvio di indagini cliniche, ruolo e capacità degli enti notificati di rispondere alle numerose richieste, competenze comitati etici, …). Le autorità regolatorie e politiche devono eliminare tutte le difficoltà connesse a tale insieme di misure e attività per evitare limitazioni all’accesso al mercato.

 

 

 

bibliografia

Dal Col, P., & Koterle, S. (2012, Gennaio 25). La salute come capacità di adattamento. Tratto da Salute internazionale: https://www.saluteinternazionale.info/2012/01/la-salute-come-capacita-di-adattamento-2/

Flores, M., & al, e. (2013). P4 medicine: how systems medicine will transform the healthcare sector and society. Personalized Medicine, 565-576.

Huber, M., & al, e. (2011). How should we define health? BMJ, 343:d4163.

Iyamu, I., & al, e. (2021). Defining Digital Public Health and the Role of Digitization, Digitalization, and Digital Transformation: Scoping Review. JMIR (Journal of Medical Internet Research), 10.2196/30399.

MDRG. (2019). Guidance on Qualification and Classification of Software in Regulation (EU) 2017/745 – MDR and Regulation (EU) 2017/746 – IVDR. Bruxelles: Commissione Europea.

Pelegatti, F. (2022, Maggio 10). Cultura digitale nella sanità. Tratto da Rivista di cultura e di politica Il Mulino: https://www.rivistailmulino.it/a/cultura-digitale-nella-sanit

Stefanelli, S. (2020, Ottobre 29). La qualificazione e la classificazione dei software come dispositivi medici. Tratto da AboutPharma: https://www.studiolegalestefanelli.it/it/approfondimenti/aboutpharma-qualificazione-e-classificazione-dei-software-come-dispositivi-medici/

Union, O. J. (2020, Aprile 24). Regulation (EU) 2017/745 of the European Parliament and of the Council of 5 April 2017 on medical devices, amending Directive 2001/83/EC, Regulation (EC) No 178/2002 and Regulation (EC) No 1223/2009 and repealing Council Directives 90/385/EEC and 93/42/EE. Tratto da Europa Lex: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32017R0745

WHO. (1958). The first ten years of the World Health Organization. Geneve: World Health Organization.

 

 

[1] Ovviamente, il punto di partenza è la definizione storica dell’OMS che intende la salute come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. (WHO, 1958).

Va anche sottolineato come questa definizione sia stata nel tempo discussa, richiedendo – chiaramente – una sua integrazione. In un importante articolo (Huber & al, 2011), è stata formulata una definizione (è una proposta), intendendo la salute come “capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alla sfide sociali, fisiche ed emotive”. Questa definizione cerca di superare una serie di limiti della definizione del 1948, che nel tempo si sono manifestate, come (a) il “concetto assoluto di [raggiungere uno stato di] salute”, ossia un approccio fortemente medicalizzato che tiene poco conto di altre condizioni, (b) il cambiamento dei contesti demografici, (c) la profonda modifica dei concetti stessi di malattia. Per una serie di considerazioni si veda (Dal Col & Koterle, 2012).

[2] Nello specifico, l’art. 2 recita

[…]

1)   «dispositivo medico»: qualunque strumento, apparecchio, apparecchiatura, software, impianto, reagente, materiale o altro articolo, destinato dal fabbricante a essere impiegato sull’uomo, da solo o in combinazione, per una o più delle seguenti destinazioni d’uso mediche specifiche:

  • diagnosi, prevenzione, monitoraggio, previsione, prognosi, trattamento o attenuazione di malattie,
  • diagnosi, monitoraggio, trattamento, attenuazione o compensazione di una lesione o di una disabilità,
  • studio, sostituzione o modifica dell’anatomia oppure di un processo o stato fisiologico o patologico,
  • fornire informazioni attraverso l’esame in vitro di campioni provenienti dal corpo umano, inclusi sangue e tessuti donati,

e che non esercita nel o sul corpo umano l’azione principale cui è destinato mediante mezzi farmacologici, immunologici o metabolici, ma la cui funzione può essere coadiuvata da tali mezzi.

Vanno inoltre ricordate le Regole, di cui all’allegato VIII dei Regolamenti europei che definiscono in maniera puntuale alcune caratteristiche e finalità dei software.

[3] Si veda (Stefanelli, 2020).

[4] La digitalizzazione può essere definita come la trasformazione digitale della società e dell’economia.

Si procede verso un’era di conoscenza e di creatività caratterizzata da tecnologie digitali e dall’innovazione del business digitale. Lo sviluppo di innovazioni digitali è una delle tendenze più importanti per il futuro dell’economia.

La digitalizzazione è guidata dalla tecnologia. Le innovazioni digitali sono create sulla base delle nuove tecnologie digitali: casi d’uso innovativi guidati da un lato da società affermate, start-up e capitale di rischio, ma anche enti del SSN (purtroppo poco).

[5] Un punto di riferimento è rappresentato dai 17 Sustainable Development Goals dell’agenda Onu 2030 sottoscritta da 193 paesi nello scorso 2015.

Cochlear

Cochlear, leader per passione

Cochlear, leader per passione

L’azienda guidata da Carlo Martinelli traccia la strada della Teleaudiologia

 

Dottor Martinelli, ci racconti come nasce Cochlear e su quali valori punta nel proprio percorso di crescita

Cochlear è leader mondiale nelle soluzioni acustiche impiantabili, impianti cocleari e impianti a conduzione ossea. Ispirato dalle difficoltà di suo padre, il professor Graeme Clark ha sviluppato il primo impianto cocleare multicanale al mondo per aiutare a trattare la perdita dell’udito. Da allora, Cochlear ha fornito oltre 650.000 dispositivi impiantabili, aiutando le persone di tutte le età a sentire.

Cochlear si impegna costantemente per sviluppare nuove tecnologie e innovazioni. Partecipando a oltre 100 programmi di ricerca in tutto il mondo, Cochlear ha investito più di 2 miliardi di dollari australiani in ricerca e sviluppo fino ad oggi.

Cochlear aspira a far diventare l’impianto cocleare lo standard di cura per le persone con perdita dell’udito da grave a profonda e offre soluzioni di conduzione ossea per l’ipoacusia conduttiva, la perdita dell’udito mista e la sordità monolaterale.

La sede centrale globale di Cochlear si trova nel campus della Macquarie University di Sydney, in Australia, con sedi regionali in Asia-Pacifico, Europa e nelle Americhe. Con una significativa impronta internazionale, Cochlear vende i suoi prodotti in oltre 180 paesi e ha una forza lavoro globale di oltre 4.000 dipendenti.

La sua sembra davvero una missione. Conosciamo la sua passione per questo settore e si percepisce l’impegno di una grande azienda che ha mantenuto al centro i valori umani. È così?

Cochlear si impegna ad aiutare le persone a sentire, con l’obiettivo di fornire loro una vita di ascolto attraverso il miglior supporto possibile. Si, è vero, è così e mi piace sottolineare il nostro motto, che ho fatto mio: Hear now. And always

 

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di Cochlear a queste sfide?

Iniziamo dall’innovazione, questa è nel nostro DNA. Quello che facciamo è innovare per migliorare la vita di milioni di persone nel mondo con ipoacusia severa, affinchè i bambini non abbiano limitazioni nello sviluppo e gli adulti non siano costretti a rinunciare ad una vita piena dal punto di vista lavorativo e sociale…senza trascurare le importanti ricadute mediche che può avere la sordità se non adeguatamente affrontata. Ed arriviamo alla Digitalizzazione: in un mondo completamente digitalizzato, in cui pur in modo inconsapevole usiamo tecnologie digitali per fare qualunque cosa, un’azienda che ha una missione forte come la nostra non può che sviluppare un ecosistema digitale intorno al portatore di impianto in cui la persona è al centro e tecnologie e servizi digitali l’aiutano nel suo percorso di riabilitazione uditiva.

Ci parli dei Vostri progetti strategici per il futuro

Cochlear è mossa, fin dalla sua nascita, dalla fortissima ambizione di aiutare le persone a sentire, e quindi godere della vita in modo pieno. Offrire soluzioni di telemedicina e contribuire in modo significativo alla sua implementazione è un nostro pilastro strategico. Pensiamo agli impianti cocleari: in Italia ci sono degli ospedali riconosciuti a livello internazionale per essere delle eccellenze in questo settore. Per questa ragione attirano cittadini da tutte le parti d’Italia e ciò può comportare lunghe liste d’attesa da un lato e viaggi della speranza dall’altro. Ci piace pensare che grazie alle soluzioni che porteremo presto sul mercato, saremo in grado di affiancare giorno per giorno i clinici, gli operatori sanitari e i pazienti, rendendo efficiente ed efficace la teleaudiologia, con sistemi semplici da utilizzare, sicuri, certificati, accessibili per i portatori di impianti cocleari che potranno evitare trasferte lunghe e costose pur non rinunciando ad una assistenza sanitaria costante e di qualità. Ma questo ci permette di aiutare anche gli ospedali a gestire in modo appropriato le risorse umane e strutturali. È un cambiamento che sta già avvenendo e vogliamo avere un ruolo da protagonista.

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

A SIT ci ha condotti il nostro forte orientamento all’innovazione, caratteristica che ci accomuna. Essendo leader di mercato, sentiamo forte la responsabilità di essere in prima linea insieme ad i nostri partner; innovare riguarda tanto le tecnologie contenute in un dispositivo medico quanto l’impianto organizzativo che consente alle nostre soluzioni di apportare valore al paziente, al professionista sanitario e al sistema. Questo è alla basa della collaborazione con SIT: una partnership solida, che fonda su basi scientifiche. In SIT abbiamo trovato professionalità uniche e indispensabili lungo il cammino, non privo di ostacoli, che farà diventare la Telemedicina una realtà ampia al servizio di cittadini e sistema.

 

 

Novamedica, da Bologna un esempio virtuoso

Dai servizi medici specialistici alla Rete di Imprese: Paolo Di Bugno ci racconta la sua visione di Sanità Digitale per il territorio.

 

Avvocato Di Bugno ci racconti come si avvia Novamedica nel proprio settore e su quali valori sta puntando nel proprio percorso di crescita

Novamedica ha iniziato la propria attività a Bologna nel 2011 con il proposito di fornire soluzioni integrate e funzionali a tutte le criticità relative alla gestione sanitaria della copertura dei turni di servizio del personale medico specialistico presso le strutture sia pubbliche che private.

La nostra sede centrale si trova a Bologna. Abbiamo inaugurato la nuova struttura nel 2022, con locali molto più ampi e un grande spazio verde intorno agli uffici. Abbiamo deciso che fosse il momento di creare uno spazio davvero nostro, riconoscibile e che portasse il nostro marchio caratteriale anche nella armonia degli ambienti lavorativi.

La natura stessa della forma societaria, cioè quella di Cooperativa Sociale, inquadra Novamedica all’interno di un sistema valoriale ben definito.

La nostra azione ha una storia relativamente recente e nasce sull’onda dello sviluppo del concetto di sussidiarietà pubblico e privato che oggi sta diventando pratica quotidiana, mediante la perfetta integrazione tra le risorse interne alle strutture e le risorse umane ed organizzative esterne che Novamedica può mettere in campo, condividendo progettualità ed obiettivi comuni.

Il nostro intervento è costruito attorno a due bisogni, essenziali e presenti all’interno della nostra società non solo per quanto riguarda il lavoro ma anche i valori personali:

– supportare il sistema sanitario pubblico e privato nella fornitura di servizi allineati ai più elevati standard delle aziende sanitarie;

– ricercare le migliori condizioni di lavoro per i medici-soci, garantendo per tutti loro le condizioni di lavoro ideali per poter esprimere al meglio le proprie capacità scientifiche e umane.

Soci, dipendenti, collaboratori ed operatori aziendali costituiscono un fattore indispensabile per il successo dell’azienda. Per questa ragione Novamedica tutela e promuove il valore delle risorse umane onde migliorare ed accrescere il patrimonio delle competenze di ciascuno.

Sono fiero di aver fondato Novamedica e mi occupo personalmente della Direzione Generale ma, essendo ormai Novamedica divenuta una struttura articolata, abbiamo creato dei pilastri funzionali nelle primarie aree di competenza (Amministrazione e Finanza, Direzione Sanitaria, Risorse Umane, Organizzazione dei Servizi, Comunicazione, Qualità, Sistemi informativi, Logistica, Area legale, Area innovazione e Medicina Digitale) ed i rispettivi responsabili delle varie aree specifiche hanno una forte competenza e autonomia operativa, sempre con il supporto mio diretto e del Consiglio di Amministrazione per le azioni di indirizzo.

Il team è composto da oltre 30 persone tra collaboratori e consulenti, tutti professionisti che si occupano degli aspetti organizzativi, amministrativi, logistici, tecnico-informatici, commerciali, per offrire alle strutture i migliori servizi medici specialistici (intendo sia prestazioni sanitarie ma anche gestione e rendicontazione) e per supportare i nostri medici (soci e colleghi), per ogni azione organizzativa e logistica che li metta in condizione di lavorare con la massima serenità e dedizione.

Abbiamo anche creato dei gruppi multidisciplinari che lavorano spesso e bene su temi trasversali (per aree tematiche come, ad esempio, la implementazione della gestione Privacy o per Focus Specifici e/o Temporanei come lo startup di una nuova struttura o servizio).

 

Qual’è il vostro approccio al mercato della Sanità?

La Cooperativa opera prioritariamente tramite gare d’appalto o analoghe procedure a evidenza pubblica e i committenti sono per lo più pubbliche amministrazioni, dislocate sui territori delle Regioni Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria e si sta gradualmente espandendo anche ad altre aree geografiche.

Nostro obiettivo è conseguire la massima integrazione con la struttura convenzionata offrendo piena collaborazione, nell’ottica di un reciproco interscambio di professionalità ed esperienze. Mi piace pensare a Novamedica come il partner affidabile e capace di rispondere a qualsiasi esigenza in tempi rapidi, con la massima flessibilità, garantendo allo stesso tempo la qualità del servizio e le migliori condizioni economiche. Oggi, Novamedica è accreditata come partner di riferimento per numerosi enti pubblici e privati ed è stata scelta anche per progetti sperimentali nei più diversi settori delle discipline mediche e sanitarie. 

I primi tempi non sono stati semplici, perché negli incontri con i referenti delle aziende sanitarie occorreva descrivere una modalità nuova. Gradualmente il nostro supporto di servizio, costante e flessibile allo stesso tempo, è stato apprezzato e compreso proprio grazie ai risultati tangibili in termini di efficienza ed efficacia della gestione dei singoli reparti e unità operative. Novamedica è una società solida, ben inserita in un mercato che essa stessa ha contribuito in modo determinante a creare in anni nei quali pochi avrebbero pensato che il sistema sanitario potesse necessitare di supporto esterno in misura significativa. La crescita dell’azienda è stata costante, fino alla forte espansione degli ultimi due anni: di pari passo si è sviluppata un’organizzazione sempre più completa e articolata, ma basata sulla efficacia e sulla rapidità di risposta al cliente.

Negli anni, oltre 450 medici hanno operato in Italia per conto di Novamedica e siamo fieri di aver contribuito alla crescita dell’intero movimento.

Durante la pandemia, ancor di più Novamedica ha offerto la propria attività professionale sull’intero territorio nazionale, garantendo continuità e qualità nell’assistenza sanitaria pur nei momenti tragici legati alla mancanza di medici e infermieri ed allo stravolgimento delle più semplici priorità organizzative e funzionali. Abbiamo ritenuto che oltre a beneficiare di una crescita dei volumi di servizi erogati, ci fosse da parte nostra l’impegno morale ad agire con flessibilità e sacrificio, andando oltre ogni normale routine, a supporto della Sanità pubblica e privata e nel comune interesse della Salute della cittadinanza, per onorare la missione che da anni ho voluto porre al centro dell’impegno per Novamedica: garantire ai Cittadini adeguati livelli di assistenza.

Abbiamo aumentato impegno e solidarietà nel momento delle difficoltà evidenziando la forza di un modello economico che, con autentico spirito cooperativo, mette l’interesse pubblico al primo posto ma non rinuncia alla capacità di esibire il dinamismo e un’efficienza gestionale tipico del mondo dell’impresa.

Novamedica è peraltro la prima cooperativa sociale in ambito sanitario ad avere ottenuto in Italia – nel 2018 – la certificazione di qualità ISO 9001:2015 per la specifica attività di “Pianificazione ed organizzazione di attività per ospedali, case di cura, centri medici e poliambulatori”. Il Sistema di Gestione della Qualità non è però fine a sè stesso, ma anzi è per noi il punto di partenza, la base certa su cui rendere efficace e sostanziale il nostro Codice Etico e di Comportamento, che è parte integrante del nostro assetto organizzativo. Abbiamo infatti ottenuto anche il nostro primo riconoscimento per quanto attiene il cd rating di legalità. Li considero tasselli di un percorso amministrativo, ma soprattutto il riconoscimento naturale di una visione sana dell’azienda e del nostro lavoro. L’impegno nel settore della Sanità è costantemente rivolto al benessere della Collettività delle Aziende Clienti, grazie alla qualità e serietà dei servizi medici offerti ed al supporto di tecnologie e processi di alta qualità.

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di Novamedica a queste sfide?

In Novamedica l’innovazione attiene sia al quadro strettamente tecnologico che alla sfera delle relazioni umane. La visione pionieristica è stata una linea guida e rimane una caratteristica peculiare per me e per tutto il nucleo operativo.

Abbiamo compreso l’esigenza di un radicale investimento nelle comunità e nei territori affermando così una nuova stagione di welfare basata sulla digitalizzazione e le nuove tecnologie, sulla umanizzazione e sulla prossimità della presa in carico, sulla formazione professionale ma anche sulla divulgazione di una cultura digitale diffusa nella popolazione. Questi sono i pilastri della futura società, questi sono obiettivi inderogabili e passano per una via lunga, impervia ma imprescindibile: quella che possiamo intravvedere come percorso già in atto, della riorganizzazione sostenibile dello sviluppo economico, sociale e sistemico. Quella che impatta fortemente anche sulla Sanità pubblica e privata, e che porta la Salute in primo piano.

Noi nel nostro piccolo, non solo ci orientiamo a sviluppare servizi e soluzioni per la nuova frontiera della medicina Digitale, ma abbiamo iniziato dal nostro interno a implementare soluzioni digitali per i processi organizzativi e di gestione tipica: il nuovo sistema informativo basato su una rete aziendale distribuita; i nuovi applicativi software che fruiamo attraverso piattaforme cloud certificate sia per il segmento del Business e Finance che per la organizzazione dei servizi presso le nostre strutture ambulatoriali e residenziali; le telecomunicazioni integrate e convergenti, ma anche le attività più basiche come l’utilizzo delle APP per il delivery o la prenotazione allo sportello postale… fino alla APP per la gestione della logistica integrata dei nostri servizi sanitari specialistici, che andrà ad ottimizzare i processi e armonizzare le diverse fasi della gestione tipica di Novamedica con le attività di nuova acquisizione e creazione. Insomma, cambiamo noi per dare il buon esempio, e questo ci aiuta a essere più tolleranti verso l’inerzia altrui.

Novamedica infatti pone al centro delle proprie attività l’innovazione, ritenendo che quest’ultima necessiti a livello organizzativo di un elevato dinamismo e attenzione per i soci, per le persone che fanno parte dell’azienda, per i clienti e per i fornitori.

Mi piace spesso rimarcare come la eclatante affermazione dello smart working, o meglio del “mobile working”, sia stata per noi una gradevole conferma e una necessaria accelerazione verso un’organizzazione del lavoro molto dinamica, flessibile, che avevamo da sempre introdotto.

Consideri che i nostri soci medici sono fisiologicamente in movimento e costantemente assistiti dalla nostra sede per aspetti logistici e organizzativi.

Ma abbiamo consulenti e collaboratori che vivono e operano in un raggio d’azione molto più ampio rispetto al tradizionale percorso casa-ufficio-casa: questo per me è davvero un punto di forza e ci ha dato la possibilità di sperimentare modalità di comunicazione e di dialogo sempre più efficienti. Con la pandemia poi abbiamo deciso di agevolare l’esigenza di sicurezza e prevenzione per cui ci siamo attrezzati con una infrastruttura informatica e telefonica ancora più delocalizzata, che ci ha permesso di lavorare a distanza senza risentire della logistica.

Il nostro progetto globale di innovazione è incentrato sul settore della Salute e della Medicina Digitale per coadiuvare e promuovere il raccordo tra strutture sanitarie e territorio. Operiamo sia direttamente che attraverso partnerships strategiche, impiegando in modo armonico tecnologie cloud e piattaforme software di integrazione, apparecchiature elettromedicali connesse e Terapie digitali evolute.

Il modello di Salute Digitale che intendiamo sviluppare valorizza fattori sanitari, sociali, culturali ed economici di livello macroscopico e permette di costruire un rilancio complessivo dei concetti di benessere, prevenzione e salute, con un occhio molto vigile sul tema della sostenibilità ambientale e di quella che mi piace chiamare Green Social Responsibility.

Ci parli dei Vostri progetti strategici per il futuro

Ci piace pensare alla Novamedica del futuro come un elemento aggregante per la creazione di forme più strutturate di collaborazione interaziendale con altri importanti operatori del settore. Novamedica, oltre alla propria missione primaria di supporto alle esigenze degli Ospedali e delle Aziende Sanitarie, ha avviato il proprio intervento diretto in Innovazione Digitale e gestione di strutture sanitarie.

L’organizzazione, imperniata sul criterio strategico di cooperazione, ci ha portato ad investire in una rete di imprese a forte valenza innovativa, che punta sulla Ricerca & Sviluppo sia per le nuove tecnologie digitali che per l’organizzazione e procedure aziendali. Abbiamo diversificato il nostro raggio d’intervento, entrando con convinzione anche nel settore delle Residenze Sanitarie Assistite. Nel futuro, stiamo progettando una serie di servizi a valore aggiunto che ci piacerebbe portare sul mercato per incrementare il tasso di soddisfazione degli ospiti ma anche la sensazione di ritrovata serenità per le famiglie e i caregivers, spesso schiacciati tra gli impegni della vita e del lavoro e l’onere dell’accudimento dei propri anziani.

Intendiamo affiancare aziende pubbliche e private in modalità Design&Custom: progettazione, sviluppo e gestione di sistemi, servizi e procedure efficaci ed efficienti per la Medicina Digitale in base alle necessità funzionali del progetto e del Partner (Pubblica amministrazione, Gruppi privati della Sanità, Aziende Hi-tech, Compagnie assicurative e Casse Mutua, Associazioni e Cooperative, …).

Uniamo le competenze dei nostri medici specialisti con la decennale esperienza organizzativa in Sanità creando una piattaforma di servizi unica, incentrata sull’accuratezza delle tecnologie e la conoscenza delle esigenze specifiche della Medicina Digitale. La Consumerizzazione della Sanità («data driven»), implica la necessità di riflettere in termini di prevenzione attiva ma anche di offerta di servizi specialistici e diagnostici: a supporto ed integrazione del SSN che, con i suoi tempi di gestione per visite ed esami, non potrebbe sostenere questa nuovo impatto.

Riteniamo la “Salute” il risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente.

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

Da sempre lavoriamo affinchè si ponga l’organizzazione dell’assistenza sanitaria nella posizione di centrale importanza che merita, quale orchestratore per aumentare efficienza ed efficacia, per la Qualità del sistema sanitario nazionale e per la collaborazione virtuosa tra Pubblico e Privato. In SIT abbiamo trovato un interlocutore esperto, competente, trasparente per poter sviluppare alla creazione ed al miglioramento continuo, attraverso il confronto e lo stimolo alla realizzazione di un modello capace di utilizzare al meglio le svariate opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Siamo molto felici del dialogo costante e costruttivo instaurato da subito con il presidente Gaddi, e con tutto il Direttivo ed il Comitato di gestione su tutti i temi operativi e funzionali. Il nostro è un sistema che mira a garantire ai pazienti l’assistenza necessaria ovunque si trovi. Il fine è però anche quello di ridurre le attuali significative disparità territoriali nell’erogazione dei servizi sanitari, abbattendo spazi e tempi di attesa sfruttando le nuove tecnologie e promuovendo competenze digitali e professionali. Parliamo di salute digitale, quindi di un sistema informativo evoluto in grado di rilevare dati clinici in tempo reale e utilizzare la Telemedicina per assistere i pazienti con malattie croniche, degenerative o con necessità di riabilitazione assicurando una migliore esperienza di cura per gli assistiti e migliori livelli di efficienza dell’intero sistema sanitario.

Grazie all’unione delle forze con i nostri partners e all’innesto di nuovi profili in staff, proprio rivolti alla esperienza nel mondo della eHealth, vogliamo essere parte attiva e dare il nostro contributo sul palcoscenico della nuova Sanità del terzo millennio. Le tecnologie dominanti sono mature e nuove se ne affacceranno nel medio termine. Quello che riteniamo fondamentale e abbiamo condiviso con SIT è la ricerca del giusto equilibrio tra l’esperienza umana, clinica e tecnologica nella erogazione di servizi medici e assistenziali, con serietà, etica e competenza: su questa premessa poggia le fondamenta la nuova Novamedica e la nostra visione congiunta con la Società Italiana di Telemedicina.