SFIDE PER IL FUTURO: LA CRISI DELL’ECCELLENZA

SFIDE PER IL FUTURO: LA CRISI DELL’ECCELLENZA

Giorgio Noera

Cardiochirurgo, Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica

 

Una distinzione fondamentale tra i sistemi astratti e concreti è che i limiti di quelli astratti possono talvolta essere concettualmente individuati in spazi che non coincidono con quello fisico occupato dalle unità e relazioni dei sistemi concreti, mentre i limiti dei sistemi concreti sono sempre collocati in spazi che includono tutte le unità e relazioni interne di ogni sistema. La confusione tra concreto e astratto ha condotto a quella critica secondo cui l’astratto è logicamente privo di senso poiché non è possibile pensare alcunché che non possa essere considerato come sistema.

Tuttavia, l’ideografia può stabilire affermazioni particolari o fattuali ed enunciare proposizioni teoretiche di carattere generale. Quello che supporta questo approccio è la storia in quanto descrizione di eventi singoli e colti individualmente in una comprensione teoretica riferita ad un andamento a carattere generale.  Le radici profonde della cibernetica condividono questa capacità di analisi a cui corrispondiamo l’adattamento dei cambiamenti che si verificano nel vivere.

Il sistema dell’umano è lo spazio concettuale per perseguire particolari finalità e scopi con interazioni. La più importante è l’imprescindibile auto conservazione con i propri confini. Pertanto, collegherò l’eccellenza quale fattore del fare umano in un punto di geometria piana convergente nello spazio euclideo. In effetti questa insolita definizione è ciò che distingue il sapere della specie nelle coordinate spazio-temporali per la salvaguardia del futuro con limiti negli angoli di visuale. E ‘ovvio che le fluttuazioni contingenti sono a mezzo di adattamento, regolazione, coordinazione e integrazione con altri. Pertanto, lo spazio evolutivo nel suo complesso è un compromesso tra il sé e le funzioni collettive quali quelle ereditate. Ritornando alla storia, la filosofia dello sviluppo del pensiero occidentale è stato influenzato dalla logica e il sillogismo categorico aristotelico.

Nei secoli nell’ambito della Res pubblica, i portatori sofisti intellettualisti, hanno sempre tenuto presente la distinzione tra cittadini liberi, capaci di autogovernarsi e gli schiavi che erano invece incapaci, fino alla logica che il “più che governano” è l’antica e aristotelica “demagogia”. Questo vuole dire, che l’asimmetria logica tra democrazia e demagogia nel via-vai concettuale delle popolazioni è lo stato di fatto della sua storia, trasmessa linearmente per riprodurre il precedente come saldo. Se prendiamo in considerazione le rivoluzioni come vero cambiamento, queste le dobbiamo considerare una perturbazione nel loro saldo. In tal modo si potrà mettere sul piatto la fagocitica complessità della ideologica politica e lo sviluppo industriale nell’ insieme del “quo Vadis”.

Il panorama di oggi è l’esistenza di un concreto disequilibrio nel fare e poter fare.  Il fare esiste perché esistono persone motivate ad una certa attività, ma anche perché esistono esigenze da soddisfare, una domanda di beni per i bisogni che in altre parole si chiama mercato. Da una parte vi è una attività per trasformare i bisogni in valore economico individuandoli e promuovendo azioni proattive, dall’ altra parte l’introduzione di strumenti di ripristino della correlazione economica fondamentale: tra prestazione e controprestazione, tra utilità di un bene divisibile, prezzo e costo di produzione. Pertanto il gioco è un giro di Valzer tra costi e ricavi e le sue equazioni che via via sono interazioni che influenzano tutto questo. Nell’ individuazione di dove si colloca il “locale di ballo”, si può francamente dire che i bisogni sono un costo per la Res pubblica ed un ricavo per chi li soddisfa. L’ affittuario della pista è il governo di chi li controlla nel suo protempore corto-circuito elettorale.

In questa metafisica di scenario, la prima domanda a cui rispondere si centra nel cosa non è un sistema concreto per lo sviluppo in equazione del “quo Vadis” quale sottile diaframma di perturbazione.

Per logica vi è l’impossibilità di ridurre l’eccellenza quale relazione algebrica nel fenomeno nella creazione di nuove ricchezze macroscopicamente valutabili e nel saldo netto tra benefici e costi sociali. Se parliamo di prodotto interno lordo e trasferimento tecnologico è riscontrabile ancora il 10/90 Gap quale vettore suggestivo del 90% delle ricchezze generate per il 10% della popolazione. Questo così per l’Organizzazione Mondiale della Sanità che osserva ancora l’assottigliarsi nel numeratore delle ricchezze di ritorno per il denominatore in cui la crescita ha per frazione il costo di milioni e milioni di anni uomo vissuti in malattia. Un algoritmo, dove il gradiente economico è generato dal numeratore che travasa i costi dei bisogni del denominatore nella trappola di ricchezza a valore di beneficio per entrambe le due frazioni tra domanda e offerta. In lettura questo è un indice che crea un mercato equivalente: ricavi di produzione per la malattia e costi sociali che sono inversamente proporzionali alla produzione di salute e il ricavo per soddisfare i bisogni sociali. Questo rapporto nel quo Vadis dei tempi moderni per le leggi della termodinamica, è il mantenere costante il prodotto per le risorse disponibili.

In cibernetica, le caratteristiche funzionali dell’uomo sono ascrivibili ad un sistema biologico autopoietico di continui scambi di materia-energia nel dominio dell’informazione-percezione con l’ambiente per il movimento a procacciarle. Ne deriva che conservare la specie implica modifiche di tutta la materia materia-energia fino ai livelli disponibili sul pianeta. Pertanto, i bisogni sono la necessità di scomposizione della materia disponibile in energia e viceversa, tramite la collettività umana che li amministra per i suoi componenti.

Nel viaggio dell’astratto, la correlazione all’aristotelico modo di governo, prende le caratteristiche del saldo al soddisfatto.  Se parafrasiamo il mercato dei bisogni al governo di modello democratico o demagogico possiamo asserire: “il costo dei bisogni è la domanda di chi li ha prodotti con il saldo netto di chi li ha offerti e soddisfatti in ricchezze di ritorno, viceversa il saldo a insoddisfatti è il disequilibrio delle ricchezze”.  L’ “algebra” dei bisogni è un indicatore di rapporto tra zero e un numero primo in fluttuazione a proporzioni. La dinamica è indicata come in equilibrio o stabile quando una perturbazione è controbilanciata in modo da riprodurre lo stato precedente o instabile quando si evocano progressive deviazioni dallo stato d’equilibrio.

In osservanza all’aristotelica funzione, il “giro di giostra” del “quo Vadis” per logiche di governo bilanciate al prodotto interno lordo, portano alle laconiche considerazioni che il mercato dei bisogni nei tempi e nei concetti dell’OMS, ha tuttora in visura quel 10% quale quota capitale dei trasferimenti di ricchezze autopoietiche nel mercato stesso. In termini di fare, il formulare politiche di sviluppo sul welfare, è spostare o no il valore patrimoniale di quel 10 verso il 90 in funzione ai bisogni reali e mentali delle loro proporzioni.  Il tandem nei termini di quantità e qualità, sono gradienti d’interazioni e relazioni sulla base dell’informazione quale classico assunto tra parlatori e adottatori del dove trasferire il condensato nella sua essenza. In questo caso useremo il termine di sistema per indicare un complesso di componenti in iterazione, o di un tutto formato da parti collegate fra loro in un certo modo. Questo implica che le unità che la compongono hanno proprietà comuni, il che è essenziale ai fini della interazione e relazione tra esse. Per esempio, l’espressione di Internet quale realtà globalizzata, è di fatto una gerarchia integrata il cui comportamento è organizzato da diversi livelli d’informazione nel perimetro del sopracitato Gap.  Il presupposto fondamentale è saggio in quanto la conoscenza dell’uomo è di base per ogni ordine sociale che ha origine in ogni individuo che la compone. Il criptico e che essa implica lo strumento di accumulo di domanda dei residui percepiti per l’offerta da mettere in essere per i sentiti i bisogni. Il giro di boa è il ritorno dell’innesco quale motivo di crescita e il prodotto quale disequilibrio in forbici di esclusione per la sopra citata dinamica.

In analisi i processi nei loro aspetti sono correlativi tra eventi passati ed abitudini apprese nel modellare il governo dei bisogni. Nella teoria della consapevolezza questa è la classica continuità Markoviana che plasma quello che i fisici chiamano un aggregato. I risvolti nei ricorsi storici “vichiani” non sono altro che catene lineari di causa-effetto della già menzionata costanza del 10/90 Gap. L’analisi epicritica risiede nelle frequenze degli aggregati del medioevo che sono trapassate al demagogico e globalizzato terzo millennio. È storia di oggi come di ieri, che diversi comportamenti conflittuali o distruttivi, hanno questa matrice ovvero la necessità di conservare il rapporto che nasce o si sviluppa in questa asimmetria gravitazionale nei bisogni  e rendere inefficaci le perturbazioni.

Riassumiamo: nella trasformazione spaziale del sé in nome della collettività, il flusso del gettito delle ricchezze rimane sempre a base larga e la ridistribuzione a base stretta. Il risultato termodinamico nella metafisica è un consumo di materia per liberare energia mantenendo la distribuzione a rapporto inverso per singolo elemento del sistema. La differenza tra pace e guerra è l’accelerazione del consumo di materia ed energia a scapito del patrimonio per l’umano.

In una pennellata conclusione, la tavolozza dell’uomo con e come il pianeta è un “quid” in derivato di Feuerbach per Adamo ed Eva, del metafisico Gap tra pinguedine in accumulo e massa magra, lo spazio euclideo nel dove si trasforma la materia, la localizzazione geografica tra nord e sud e il vivere a destra o sinistra della scala proporzionale del dove si combatte per averla.

Tuttavia il bisogno e il motore che spinge gli uomini a occuparsi di altri uomini la cui sacralità dovrebbe essere saper vivere e fare vivere con attività e azioni contrapposte al collettivo del morire e non saper morire. In altri termini questa sarebbe l’Etica della vita e della morte. La filosofia e la religione si occupano di questa materia nel sordo mercato del tangibile dove l’istinto per la sopravvivenza è letta nel solo circolo economico. Vista la storia, questo mondo mistico ha avuto una rimozione costante perché è fuori dal ciclo produttivo delle ricchezze.  Tuttavia, il suo valore nell’intangibile è una ricchezza in forze emozionali astratte che conducono a costruire i sistemi concreti. Pertanto, riprendendo gli algoritmi precedenti, se considerata in forma concettuale per creare ricchezza questa è una cinghia di trasmissione per invertire proporzionalmente il costo dei bisogni e il rientro delle ricchezze in chi li ha prodotti. Teoricamente, questo potrebbe essere il vero saldo patrimoniale per collocare l’eccellenza nel giusto punto algebrico dello spazio, dove l’abbassare   asticella del Gap è il sapere delle proporzioni e nel dove si devono mettere le generande ricchezze. Strumenti per proporzioni come opera ed in opera per il capitale intellettuale e relazionale di chi produce e di chi governa la domanda e l’offerta dei bisogni. Siamo oltre sette miliardi su questo pianeta, il dieci percento concentra ricchezze il novanta percento le crea e ne riceve indietro il dieci percento. L’ eccellenza è in crisi nella sua collocazione di rapporto, ma potrà essere un dio minore se il sapere sarà cultura ed etica di qualsiasi essa sia l’impresa.

 

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Cardio On Line Europe: dalla passione mediterranea un esempio di competenza e professionalità senza confini

Dottor Lopriore, ci racconti come si avvia Cardio On Line Europe nel proprio settore e su quali valori sta puntando nel proprio percorso di crescita

Cardio On Line Europe nasce dall’unione tra la mia esperienza professionale come manager ed informatore medico specialist nell’area cardiovascolare e le competenze cliniche di mia moglie, la dottoressa Giulia Dellegrottaglie, unitamente al sodalizio professionale con il dottor Francesco Bux, cardiologo che aveva avuto precedenti esperienze nella telemedicina già nel 1991-92. Fu lui a proporci di testare una rivoluzionaria tecnologia israeliana dedicata alla telecardiologia: si trattava della combinazione di un elettrocardiografo transtelefonico in grado di registrare un elettrocardiogramma a 12 derivazioni e di un computer che, attraverso un trasduttore (accoppiatore acustico), riceveva i segnali biomedici trasmessi via telefono e li decodificava in un tracciato elettrocardiografico a 12 leads. Mettemmo a disposizione dell’ambulatorio di cardiologia dell’Ospedale di Terlizzi il nuovo strumento e il dottor Bux, primario del reparto, insieme ad altri colleghi cardiologi iniziarono ad impiegarlo. Con i primi risultati positivi ottenuti con questi apparecchi, riuscimmo a coinvolgere diversi cardiologi che mi assicurarono il loro appoggio nel proporre ai propri clienti il servizio di telecardiologia perché, sin da allora, la mia intenzione era di proporre un servizio H24, 365 giorni all’anno, proprio come avveniva da anni in Israele.

Il nostro valore aggiunto, da sempre, è quello della consulenza cardiologica in tempo reale. Il 20 maggio 1996, dopo aver esperito tutte le questioni burocratiche fondammo l’allora Cardio On Line Sud e, il 29 giugno 1996, l’avvio del servizio fu battezzato nel Convegno dal titolo “Cuore e Telematica”, dove parteciparono sia i dirigenti della multinazionale Israeliana Aerotel (in primis l’Ing. Pelcman, ideatore del servizio, coadiuvato dagli Ing. Del Vecchio e Borgotallo, esperti del sistema), che numerosi opinion leader nel campo della cardiologia. Il target del momento era rappresentato dai pazienti cardiopatici e dai medici di medicina generale che accolsero di buon grado l’avvento del nuovo servizio e soprattutto l’effettuazione in live di elettrocardiogrammi. Resta pietra miliare, nell’ottobre del 1996 un articolo pubblicato dal periodico dell’Ordine dei Medici di Bari a firma del dottor Bux, intitolato “Dottore, usi il cardiotelefono”, nel quale veniva consigliato ai medici di aggiungere nella borsa anche un cardiotelefono!  Già nel 1997 acquisimmo come nostri clienti ben 250 medici che acquistarono l’apparecchio con ben 200 refertazioni elettrocardiografiche incluse. All’epoca non avevamo ancora la Centrale Operativa proprietaria e quindi stipulammo un accordo di partnership con il Centro Diagnostico Italiano organizzando un servizio 24 ore su 24 con un cardiologo che rispondeva in tempo reale. Pian piano il servizio si diffuse, ci avvicinammo anche agli ospedali pugliesi e ad alcuni distretti territoriali delle “USL, unità sanitarie locali”, cui sin da allora offrivamo il servizio in tempo reale H24, 7/7. Fu un periodo di forte crescita personale e professionale, durato ben 8 anni. All’epoca, erogavamo tra 18 e 25 mila ECG annui, già un ottimo risultato perché il servizio era quasi sconosciuto. Proprio per questo, considerato l’inatteso feedback, sin dal 1999 incominciamo ad approcciare le farmacie: siamo stati di gran lunga i primi a “vedere” questo connubio e si partì operativamente dal 2002. C’era una cooperativa (FARPAS, oggi assorbita da CEF, con sede a Brescia) che con noi attivò le prime 80 farmacie creando una prima embrionale forma di apprezzamento per questi nuovi servizi. In effetti la parola e il brand della “Farmacia dei Servizi” lo abbiamo creato noi nel giugno 2002 organizzando il convegno “La Farmacia dei servizi – Le nuove frontiere della Telemedicina- Telecardiologia in Farmacia” ideando quindi di fatto quella che poi è divenuta comunemente la “farmacia dei servizi”. Anche quella giornata, che ricordo con molta emozione, effettuammo con grande successo, alla presenza di un centinaio di farmacisti, ECG in “live mode” che convinsero la maggior parte dei partecipanti ad attivare il servizio. Posso dire con molta fierezza che abbiamo fatto conoscere la mia regione nel mondo della telemedicina. E non è tutto, infatti, grazie ad un accordo tra la stessa Regione Puglia, una nota casa farmaceutica (Pfizer) e Cardio On Line Europe, nel 2004 decidiamo di compiere il grande passo e di realizzare il nostro “sogno”, attivando in house un Centro Servizi proprietario garantendo un presidio H24, 7/7, con lo scopo di erogare un servizio di telecardiologia preospedaliera, e non prima di aver dotato tutte le postazioni del servizio di emergenza regionale 118 dell’elettrocardiografo israeliano. Dopo il primo triennio sponsorizzato da Pfizer con risultati eccellenti per noi, per l’immagine della casa farmaceutica e della Regione Puglia, si decise di proseguire il cammino con la Regione Puglia con una partnership pubblico privato. In quell’epoca, nei primi mesi del 2004 ho la fortuna di conoscere Giuseppe Di Giuseppe, un giovane di valore che decisi immediatamente di coinvolgere nella costruzione della centrale, supportato dai tecnici di Aerotel. Giuseppe è diventato subito l’anima di questa azienda, non solo per le sue capacità e competenze informatiche ma anche per le sue esperienze di gestione del personale e, ancor più, per la sua poliedrica peculiarità manageriale che si è affinata nel tempo e tuttora ci lega in un connubio strettissimo. Finalmente l’undici ottobre 2004 parte la nostra centrale operativa a favore del servizio 118 regionale con un servizio H24, 7/7. In quello stesso periodo il dottor Bux, oggi Presidente della SIT della sezione Puglia, da primario del reparto di cardiologia viene promosso dall’allora Presidente della Regione ad espletare compiti amministrativi e gestionali, scalando i vertici della sanità pugliese sino a diventare (nel 2007) Direttore Generale dell’A.Re.S. Puglia. In pratica, la persona giusta al punto giusto. E’ proprio lui che, visti gli ottimi risultati ottenuti con la telecardiologia, crea la rete dell’emergenza denominata “rete dell’infarto”, prima in Italia. In cosa consiste? In caso di paziente con sintomatologia tipica, l’ambulanza, una volta arrivata sul posto, esegue l’ECG con l’ausilio della telecardiologia e, a diagnosi di infarto acuto del miocardio ricevuta dalla centrale operativa di Cardio On Line Europe, accompagna il paziente presso il più vicino ospedale dotato di emodinamica, bypassando il pronto soccorso. È una riorganizzazione geniale, apparentemente lapalissiana, ma in realtà si dimostra una rivoluzione. Da studi e pubblicazioni cliniche successive, abbiamo tempi medi di 41 minuti dalla chiamata al 118 all’angioplastica primaria cioè al tavolo operatorio, con picchi eccezionali di interventi chirurgici entro 20 minuti. Il servizio incominciò a prendere piede. ogni anno crescevamo passando dai circa 1000 ECG/mese del primo anno, ai 1.900 ECG/mese il secondo anno, e così fino anche a 13.000 ECG/mese. Il nostro nome cresce e la Regione Puglia scala “posizioni” diventando la prima Regione in Italia perché abbatte del 50% la mortalità da infarto. Iniziano a parlarne televisione e giornali e siamo invitati nei maggiori congressi anche internazionali (ricordo l’Health Forum di Atene del 2014, il Mobile World Congress di Barcellona e poi Lussemburgo, Berlino, Roma). A questo riguardo sono fiero delle tante pubblicazioni a livello mondiale proprio sulla telecardiologia nell’emergenza e mi soffermo in particolare sull’opera scientifica svolta dal professor Brunetti, oggi direttore della clinica universitaria di cardiologia di Foggia e che nel 2004, come cardiologo segue e conosce “sul campo” tutta la nostra storia. Si avvicendano governi regionali di ogni schieramento politico e per 11 anni tutti indistintamente apprezzano il servizio di telecardiologia grazie al quale la Puglia finalmente primeggiava.

In 11 anni di servizio abbiamo effettuato per il 118 circa 900.000 elettrocardiogrammi tutti refertati in tempo reale con consulenza cardiologica “on line” e già nel primo mese ci furono oltre 800 ECG tra cui alcuni infarti che contribuirono a far percepire il valore enorme del servizio a tutta la categoria. I più entusiasti furono proprio gli operatori del 118 perché avevano un supporto validissimo per soccorrere immediatamente i pazienti.

Nonostante questa esperienza così totalizzante, non abbiamo mai trascurato il dialogo e la creazione di progetti con le altre categorie e tipologie di partners. Nel 2015 succede che il Policlinico di Bari prende direttamente in carico l’esercizio della telecardiologia nell’emergenza e noi perdiamo il nostro maggior cliente, pari all’85% circa di fatturato. Avendo creduto nella crescita della telecardiologia, già dal 2011 avevamo investito nella nuova struttura con annessa Centrale Operativa e non potevamo assolutamente perderci d’animo. Nemmeno in quel brutto momento! Negli anni avevo personalmente maturato la consapevolezza che la telemedicina non è categoria-dipendente, ma imprenditore-dipendente quindi non è il settore (medicina del lavoro, casa di riposo, clinica o medico di medicina generale o farmacia) ma è il titolare di questi esercizi a decidere se investire nella telemedicina e favorire i propri clienti, oppure rimanere in un’ottica di alienante tipo conservativo. E questo mi ha fatto riflettere sulla strategia.

Fu allora che decidemmo di dedicarci al segmento delle farmacie in modo ancor più deciso. Nel mentre acquisiamo clienti top level come Marina militare ed Aeronautica militare che ci affidano i servizi di telecardiologia. Cardio On Line Europe, nel 2016, istituisce una divisione estero grazie alla spinta del contratto con la SAIPEM, per la gestione del servizio di telecardiologia con refertazione in tempo reale e consulenza cardiologica on line in lingua inglese a favore di tutte le piattaforme e navi petroliere esistenti nel mondo. Dal 2015 ad oggi sono così arrivati risultati ancor più importanti, e non vogliamo fermarci. Con oltre 1.800 clienti, con circa 200.000 ECG e 45.000 Holter solo nell’ultimo anno (con un totale refertato di circa due milioni e mezzo di elettrocardiogrammi e 200.000 Holter) abbiamo conseguito risultati che oggi nessuno può vantare. Ne è prova il fatto che molte aziende importanti che costruiscono dispositivi e sviluppano le proprie piattaforme di telemedicina, hanno deciso – per la propria necessità di erogare servizi di refertazione – di affidarsi a noi, Roche, D-Heart, Corman, Abintrax, CGM, Doctor Shop, Cardioline solo per citarne alcune mentre sempre più importanti aziende come Leonardo S.p.A. oltre prestigiosi distributori farmaceutici come Comifar, CEF, Spem, VIM e catene di Farmacie come Farmagorà, Alioth, Mizar, NeoApotek, hanno deciso di diventare nostri partner per la telemedicina. Oggi, nei mesi di maggiore impegno (tipicamente da settembre a novembre) arriviamo a sviluppare anche punte di 1.800 ECG in un giorno, con una punta record di 29.277 ECG refertati nel mese di Ottobre 2022, oltre ai circa 4000 Holter/mese destinati a crescere ulteriormente nei prossimi mesi.

Dottore, Lei è un entusiasta ed è una persona trasparente. Lo vedo dai suoi slanci: non è stato semplice arrivare qui e ora. Tante riflessioni e tante sfide da raccogliere, con momenti di svolta in cui avete dovuto compiere scelte coraggiose. Cosa è la Cardio On Line Europe per lei?

Oggi la società conta 27 dipendenti e 40 cardiologi. Dal 2004 ad oggi la società può vantare il fatto che il servizio non è mai stato sospeso, senza alcuna interruzione. Merito dell’esperienza e delle tecnologie che sono state messe a disposizione, che garantiscono questo tipo di servizio di eccellenza. Inoltre, il personale è estremamente stabile: tra i collaboratori, ci sono molte persone che sono con noi da 18, 20, 22, 24 anni: crediamo nella squadra, siamo un’azienda dove tutti i dipendenti remano nella stessa direzione, questo il cliente lo sente e lo percepisce fortemente, soprattutto per quanto riguarda il supporto, tecnico e non solo, la nostra immagine verso il mondo esterno delle imprese clienti e dei pazienti come terminale ultimo del beneficio. Non ho la pretesa di aver creato l’isola felice, ma sono certo che siamo una famiglia ancor prima di essere un team e questo è indubbiamente il senso compiuto dei miei e dei nostri sforzi.

Quale è il vostro approccio al mercato della Sanità?

Come detto prima, il nostro valore aggiunto è quello della consulenza cardiologica in tempo reale. La telemedicina non è uguale per tutti. A noi piace distinguerci e lo facciamo invitando le aziende e i partners qui in sede da noi. Parliamo solo con chi decide di comprendere la grande differenza che esiste tra le piattaforme cloud delocalizzate e una struttura che opera con una visione completa del paziente, del contesto, e che si muove come unità organica, con una voce unitaria. Pensiamo che la gestione del servizio debba basarsi su questo e su numerose altre componenti di qualità che altri rispetto a noi non possono avere, perché il nostro cardiologo opera qui in team, nella nostra centrale, avendo a disposizione il telefono per interloquire col farmacista o con l’utente o col medico; vede arrivare un ECG e in contemporanea sente, vede, valuta anche i fattori di rischio, le schede anamnestiche, il contesto ambientale e le patologie pregresse. Noi non ci limitiamo alla mera descrizione di quello che risulta da un asettico tracciato, non evitiamo le conclusioni diagnostiche. Se arriva un ECG che mostra fibrillazione atriale, devi sapere se quel paziente è già fibrillante oppure trattarsi di una fibrillazione di nuova insorgenza: il referto può essere rispettivamente normale o patologico grave e pertanto, solo conoscendo “la storia” del paziente, il cardiologo indirizza l’utente verso l’intervento corretto, garantendo appropriatezza diagnostica. Non sono affatto d’accordo invece sul differimento della refertazione, soprattutto se referti dopo 2, 12 o 24 ore e sa perché, dottor Luciani? Perché siamo da sempre convinti dell’idea che non abbia molto senso comunicare ad un paziente a distanza di 24 ore che ieri aveva un infarto in corso! Non trova che sia un forte controsenso in un momento in cui Medici non se ne trovano, gli ospedali sono al collasso, allorquando le farmacie sono divenute un Hub sempre più di riferimento tra il cittadino ed una sanità in crisi?

I pilastri per il mercato del futuro sono diversi. Uno è certamente la farmacia dei servizi, ma voglio essere chiaro: delle 22.000 farmacie esistenti, dobbiamo considerare due tipologie di farmacisti: c’è chi dispensa medicinali in attesa di ricevere richieste e chi invece decide di essere farmacista imprenditore. Oggi se non appartieni a quest’ultima categoria, la tua farmacia è destinata a chiudere o essere assorbita. Ma attenzione perché i gruppi finanziari che acquistano farmacie scontano una carenza di competenza tecnica specifica, basando spesso le proprie scelte su concetti troppo aziendalistici.

Altro asse portante del futuro sarà quello dell’assistenza domiciliare. Occorrerà anche qui affrontare problematiche abbastanza importanti perché il sistema ADI si basa soprattutto su gare pubbliche, quindi non parla di servizi ad alto valore aggiunto. Si avrebbe necessità di personale qualificato, oggi categoria rarissima perché gli infermieri sono stati requisiti dagli ospedali e gli OS o OSS non sono ancora in grado di espletare servizi “innovativi”. Con il P.N.R.R. sarà avviata finalmente una piattaforma nazionale e le piattaforme regionali di secondo livello. Confido in un potenziale accordo tra medici di medicina generale e organizzazioni che si occupano di assistenza domiciliare per collaborare a beneficio dei pazienti. La consegna di dispositivi tecnologici ai pazienti privati non mi convince: come svolgere la formazione? Come verificare l’impiego e l’evoluzione per i senior fragili, spesso scarsamente scolarizzati? Ecco, se il pubblico facesse partnership col privato, come già successo nella nostra esperienza con il 118, allora sì che si potrebbe osservare l’efficacia di una sinergia tra società dell’assistenza domiciliare per la trasmissione di parametri vitali e di una centrale tecnica che smista allarmi grazie al proprio personale medico all’interno, coadiuvando tutti questi servizi.

Per noi, infine, terzo pilastro del mercato è la collaborazione con Enti e Università per la ricerca scientifica. In particolare, ci affascina lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Diciamo che ne parla troppo e spesso anche con leggerezza. Per l’intelligenza artificiale intesa seriamente e come rivoluzione a beneficio della Sanità, occorreranno i dati e noi su questo vogliamo e possiamo dare un contributo sostanziale. Abbiamo ricevuto visita dal Politecnico di Bari e di importanti aziende multinazionali che sono entusiaste della nostra presenza forte e di lunga data. Senza tralasciare che abbiamo voluto creare una centrale specificamente rivolta alla telerefertazione degli Holter, con le sue peculiarità di tempo, silenzio, concentrazione. Abbiamo da anni una convenzione in essere con l’IRCSS Miulli di Acquaviva, in particolare grazie alla collaborazione con il Prof. Grimaldi, un luminare nel campo delle ablazioni delle aritmie. Questa convenzione fa sì che la qualità delle nostre trattazioni degli Holter vengano all’attenzione anche del mondo accademico perché è soprattutto la qualità a contare, al di là delle tempistiche.

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di Cardio On Line Europe a queste sfide strategiche?

Cardio On Line Europe è la prima società a livello nazionale che nel 2009 si certifica ISO9001 e ISO27001 per il settore della refertazione e consulenza cardiologica on line, che ancora oggi purtroppo non tutti possono vantare. Si parla di dati sensibili, di GDPR e quindi dovrebbe essere indispensabile. Con Cardioline SpA, società leader in Italia nel campo dei dispositivi elettromedicali per la cardiologia, abbiamo contribuito alla realizzazione della piattaforma più performante esistente per soddisfare le esigenze di telemedicina sul territorio, andando ben oltre ogni concept delle piattaforme esistenti, basate su un paradigma ospedaliero con i suoi bug e le sue limitazioni. La risposta sulle sfide strategiche della digitalizzazione e dell’innovazione deve essere contestualizzata all’argomento, perché parlando di salute e di medicina d’emergenza l’approccio è proprio quello di scegliere tecnologie che siano validate certificate registrate e più vicine possibile alla sensibilità del 100% a differenza di soluzioni commercializzate con margini attesi di errore del 25% alias un referto su quattro sarà condizionato da errori della macchina. Questo non è accettabile! Per noi digitalizzazione è in primis innovazione culturale e più si propaga alla telemedicina (che è diventato un asset, uno strumento dove il valore aggiunto, unitamente allo strumento che hai a disposizione è che tu abbia il cardiologo sempre a disposizione) più ne saremo positivamente influenzati. La vera innovazione è stata proprio quella di iniziare un processo culturale. L’utente medio italiano oggi sa che per andare in palestra occorre il certificato medico: può recarsi nella sua farmacia di fiducia, ricevere il referto da presentare al suo Medico e risolvere il problema, facendo (per la legge dei grandi numeri) anche prevenzione.

Per noi la vera rivoluzione è diffondere il concetto stesso di telemedicina che poi alla base deve avere tutta una serie di caratteristiche di autorevolezza e garanzia. Uno dei momenti di svolta di Cardio On Line Europe, è stato proprio il cambio di tecnologia che abbiamo effettuato passando da una tecnologia analogica ad una completamente digitale, lasciando il nostro quasi ventennale sodalizio con il produttore israeliano per stringere nel 2018 la partnership con Cardioline. E’ bastato pensare di affrontare questo upgrade per i nostri 1.800 clienti a rappresentare una vera svolta non solo sotto l’aspetto tecnologico ma anche sotto quello meramente culturale, perché in quel momento venivano cambiati i concetti ormai standard che erano alla base di un sistema analogico, mentre il nuovo sistema totalmente digitale consentiva loro immediatezza di refertazione, maggiore qualità degli esami prodotti, dei referti e dell’intero processo. Non meno importante è stato l’approccio con il personale laico – da noi adeguatamente formato – in grado di eseguire ECG di livello ospedaliero: è proprio questo il momento in cui la digitalizzazione ha permesso di fare un salto importante, anche nel diffondere e far apprezzare una “cultura diversa” da parte di utenti che agivano mnemonicamente. La vera svolta è stata quella di insegnare ai nostri clienti ad apprezzare questa metodica.

Ciò detto, l’asset strategico più importante è la sicurezza. Non solo riferita ai referti prodotti che contemplano una serie di caratteristiche e di peculiarità oggi uniche di Cardio On Line Europe, quali l’osservanza dei Regolamenti Europei in termini di privacy (EU 679/2016), di strong signature (910/2014) apposta su ogni risultato, nella tracciatura digitale della tecnologia utilizzata per eseguire la prestazione, della release del software utilizzata, la possibilità di customizzare i referti con il brand del provider intermedio, unitamente a SLA di refertazione che ci vedono più unici che rari nel panorama nazionale ed internazionale. A tutto questo si aggiunga la sicurezza offerta anche agli specialisti refertanti fisicamente presenti nella Centrale Operativa, in termini di sistemi infrastrutturali ridondati elettrici, telefonici ed informatici, software di analisi certificati ed a Norma di Legge, piattaforme intuitive e funzionali. Il tutto frutto di una scelta imprenditoriale audace e visionaria, nel voler offrire ad ogni nostro cliente un servizio con implicite caratteristiche che lo rendono sicuro, affidabile ed inattaccabile.

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

La SIT è la evidente dimostrazione che l’empatia fra le persone spesso risulta davvero fondamentale. Abbiamo conosciuto il professor Gaddi ed a seguire il suo staff, a cominciare dal Vice Presidente dottor Cipolla, dall’Avv. Rabbito e dal dottor Fracasso, mio storico amico. E ora sto conoscendo anche lei con la sua squisita educazione… Del Professor Gaddi ne abbiamo immediatamente apprezzato non solo la caratura scientifica e la sua grande cultura a fronte di una umiltà ben lontana dallo stereotipo comune; parlandoci, nelle sue parole traspare passione e desiderio di fare bene. Questo ha subito catturato la nostra attenzione e pertanto abbiamo deciso di voler partecipare proattivamente al Congresso tenuto on line nell’autunno 2021. Nell’occasione abbiamo riscontrato che quell’entusiasmo, quella euforia, ci ha dato un contributo di spinta alla consapevolezza della nostra qualità e forza. Il pilastro è stata la fiducia reciproca e la sinergia che è nata tra persone che fondamentalmente non si conoscevano tra loro ma che si sono rispettate dal primo momento. Devo riconoscere che è stato merito di questa condivisione, lasciarci convincere che effettivamente il frutto di 26 anni di lavoro svolto ininterrottamente con la stessa passione e serietà è finalmente maturo ed è riconosciuto da persone che hanno titoli e “voce”. Da tutto ciò deriva la forte volontà di sostenere e di partecipare proattivamente al Congresso Internazionale del 2023.

Pensiamo di poter dare un contributo forte alla struttura delle nuove regolamentazioni che dovranno disciplinare la pratica della telemedicina a favore della popolazione tutta. Per passare da una telemedicina sperimentale, incidentale e su carta a quella che deriva dall’impiego quotidiano e costante, nella realtà della società civile e nel rapporto con la classe medica, da 26 anni di gestione ininterrotta di un servizio di telecardiologia H24, 7/7 in ogni contesto clinico, operativo e geografico che, ad oggi, ha salvato la vita a centinaia di persone e migliorato la qualità di vita di migliaia di altre.

Forse si potrà far di meglio Eugenio, difficilmente con maggior passione.

foto CARDIO ON LINE EUROPE

Vection Health, Integrated Reality

Vection Health, Integrated Reality

Gianmarco Biagi alla guida della rivoluzione in Sanità con il Metaverso professionale

 

Ingegner Biagi, ci racconti come nasce Vection Health e su quali valori punta nel proprio percorso di crescita

Vection Health, presente in Europa, Stati Uniti, Australia e India, nasce nel 2021 sulla volontà di verticalizzare in ambito sanitario le soluzioni di Vection Technologies. Forti dell’esperienza dell’applicazione nel mondo industriale delle quattro piattaforme trasversali di Mixed Reality, Virtual Reality, Augmented Reality e XR Kiosk su tutta la catena del valore, abbiamo deciso di verticalizzare i contenuti sul mondo Healthcare, in fortissima espansione. Vection Health ha linguaggio e comunicazione diretti verso il mondo della sanità pubblica e privata, con la caratteristica di avere al proprio interno medici e ingegneri in grado di mappare i processi ospedalieri e portare l’applicazione delle tecnologie immersive per efficientare i processi, ridurre i rischi, aumentare la produttività e la professionalità di tutto il personale ospedaliero, mettendo il paziente al centro e garantendogli un forte incremento del servizio con un notevole abbattimento dei costi.

 

Qual è il vostro approccio al mercato della Sanità?

Il mondo della sanità verrà fortemente impattato dalle tecnologie basate sul concetto di IntegratedXR (virtual, augmented e mixed reality) che arriveranno ad integrarsi con i sistemi informativi delle strutture ospedaliere. Abbiamo iniziato diverse sperimentazioni in Australia e in Italia, dove abbiamo avviato collaborazioni con diverse strutture ospedaliere, in particolare con l’Ospedale “San Giuseppe Moscati” di Avellino, per la sperimentazione di diverse tecnologie nella formazione e in fase pre-operatoria. Il nostro approccio consiste nella mappatura di più processi all’interno e all’esterno dell’ospedale e nell’applicazione di tecnologie di realtà aumentata e virtuale. La struttura ospedaliera può essere suddivisa in macro processi e per ciascuno vi è l’applicazione più idonea:  Hospitality con applicazioni rivolte al servizio delle persone per agevolare la “indoor navigation”;  pre-operatorio con realtà aumentata per la diagnostica per le immagini, preparazione di training, analisi del pre-operatorio e aspetti informativi per il cliente; operatorio, con delle ottimizzazioni in fase di sperimentazione, checklist, assistenza da remoto, messa in rete di più sale operatorie; post operatorio con setting di informazioni allo staff ospedaliero, gestione della centrale di comando delle ambulanze; infine applicazioni rivolte al contesto dell’assistenza domiciliare.  Grazie alla realtà virtuale oggi si possono ridurre le distanze fino ad azzerarle, unendo più sedi separate anche all’estero, sotto la stessa sede centrale tramite un unico ambiente operativo in realtà virtuale (Metaverso professionale).

 

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio del gruppo Vection a queste sfide, particolarmente rispetto alla Salute e alla Medicina?

Per noi digitalizzazione e innovazione significano integrazione e innalzamento del know-how del personale ospedaliero, accompagnato dall’abbattimento dei tempi, dei rischi e dei costi con un’analisi per processi ed applicazioni di tecnologie XR idonee ed efficaci al processo stesso. Tecnologie innovative quindi, non per sostituire l’uomo, ma per “potenziarlo” e consentirgli di essere più veloce ed efficace nell’analisi e nell’operatività potendo accedere ad un database delle informazioni gigantesco che verrà utilizzato in modo efficace grazie ai sistemi di visualizzazione e iterazione garantiti dalle tecnologie immersive XR di Vection Technologies. Questa è la vera innovazione: raggiungere il potenziamento del servizio e della professionalità, ad un costo relativamente basso. Ci affianchiamo alle Istituzioni/Amministratori Pubblici ed alle aziende Tech già presenti nel sistema sanitario al fine di integrare queste nostre tecnologie nei sistemi formativi e nei processi già esistenti arricchendone il potenziale e la produttività a favore della struttura ospedaliera e del paziente. In epoche di forti finanziamenti, grazie al PNRR, siamo certi di poter dare un forte contributo avendone anche le risorse necessarie.

 

Ci parli dei Vostri progetti strategici per il futuro

I nostri progetti nel mondo dell’Healthcare sono di sviluppo e sperimentazione delle nuove tecnologie in molte strutture ospedaliere già nei prossimi mesi. Seguirà quindi una fase di scalabilità su ogni singola struttura con conseguenti vantaggi importanti. Siamo presenti già in Italia, Europa e Australia e nei prossimi tre anni abbiamo l’obiettivo di portare questo know-how negli Stati Uniti. Stiamo sviluppando piattaforme XR dedicate al mondo della Salute grazie al contributo dei nostri ingegneri che collaborano strettamente con medici, infermieri e clinici al fine di declinare le tecnologie al miglior servizio del paziente. La nostra ambizione, oltre alla scalabilità, è quella di creare dei processi integrati all’interno di un ospedale e tra ospedali, ottenendo in questo modo un forte abbattimento dei costi e rischi di funzionamento della sanità con contestuale innalzamento del livello di qualità delle nostre eccellenti strutture allineandole così a standard internazionali di innovazione che sono già ampiamente diffusi in Paesi come gli Stati Uniti e la Cina.

 

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

SIT è un’istituzione storica, riconosciuta a livello nazionale. Con il Presidente Antonio Gaddi e con la struttura siamo allineati sulla visione di avanzamento tecnologico in ambito sanitario e condividiamo l’attenzione all’approccio digitale in questo settore. Vection Technologies, con la tecnologia e la capacità di implementare e sviluppare i processi, e SIT, con la profonda conoscenza del mondo sanitario dalle singole strutture alla sanità nazionale, stanno collaborando operativamente per sviluppare la sanità del futuro, mettendo al centro il paziente e premiando la professionalità di un’eccellenza mondiale quale la sanità italiana.

 

Telemedicina: quello che sappiamo oggi è già ieri

Telemedicina: quello che sappiamo oggi è già ieri

Prof. Maria Grazia Modena, Vice-Presidente SIT

 

Un approccio moderno alla Telemedicina è quello di delineare nuove strategie scientifiche e nuove formule organizzative, che consentano di applicare le più moderne tecnologie di informazione e comunicazione al settore della sanità e della tutela della salute, efficacemente, senza effetti negativi e di farlo al più presto, viste le criticità del tempo presente .La definizione più attuale  e idonea è stata formulata recentemente dal Professor A.V. Gaddi, Presidente della Società Italiana di Telemedicina ( e-Health – n. 88 sett/ott 2022 ,60-61)  “La telemedicina è quella componente della scienza medica che, grazie anche all’impiego di tecnologie avanzate (ICT e altre), aggiornata e sistematicamente applicata in tempo reale e nella vita reale, nonchè capace di coinvolgere contemporaneamente più attori, si prefigge lo scopo di incontrare e soddisfare i bisogni reali e percepiti dei malati, del personale sanitario e dei cittadini e di implementare la ricerca, al fine di migliorare l’utilità e l’efficacia della medicina in campo preventivo, predittivo, diagnostico, terapeutico e riabilitativo (…..), sia nell’ottica clinica, ovvero sull’individuo, sia in quella della sanità pubblica, ovvero sulla comunità. La telemedicina tende anche a superare le difficoltà legate alla distanza tra gli attori o alla localizzazione delle tecnologie, e si prefiggere, in subordine a quanto indicato sopra, la scopo aggiuntivo di ottimizzare processi di cura in termini di efficienza e appropriatezza, a parità di risultati in termini di efficacia».In questa ottica si inserisce la visione futura della Medicina che deve basarsi sul concetto che la “cura” non è più sufficiente e dobbiamo cercare di “non ammalarci” e la Telemedicina nella dizione di E-health deve servire a rendere possibile questa transizione. “Demedication” si definisce il passaggio dalla cura (la Chimica) alla prevenzione (Elettronics / Big Data) e si identifica nella Medicina Preventiva, che lavora al meglio quando si identificano i segni della malattia precocemente. La Medicina preventiva deve comprendere: 1) la prevenzione, 2) la predizione con interventi sul rischio, non sull’evento, 3) la personalizzazione, ovvero interventi non su scala di popolazione, ma sulle differenze individuali, in un continuum ideale di “Sistema Salute”, che sostituisca l’attuale forgiato sull’intervento sui sintomi e pertanto episodico. La tecnologia di monitoraggio della salute sarà il mezzo a supporto dei professionisti pronti a intervenire pro-attivamente per la diagnosi e il trattamento. Come si arriverà a superare i bisogni attuali di cura per arrivare alla “Demedication”? Attraverso tre passaggi fondamentali: 1) L’evoluzione delle strutture sanitarie; 2) La dematerializzazione dei device medici; 3) L’ architettura e l’organizzazione della “Nuova Casa della Salute.” La base di tutto e di tutti i tre passaggi deve insistere su una ricerca scientifica che aumenti le conoscenze nei singoli settori.  Queste vanno intese non solo in termini di “Intelligenza artificiale e Big Data”, ma sia di ricerca biomedica, come pure di ricerca sulla sostenibilità ambientale e architettonica dei nuovi spazi di cura che si identifichino nella “virtual clinic”, la corsia virtuale che mantenga, sempre e rigorosamente,  al centro di tutto il Paziente. La Medicina preventiva implica che nei prossimi dieci anni cambierà più dell’80% delle conoscenze e dei metodi di diagnosi, di terapia e soprattutto di prevenzione, con conseguente obsolescenza della maggior parte delle strutture sanitarie. E’ di 50 anni il  ciclo di vita di un’architettura socio-sanitaria . Un ospedale su 3 ha più di 70 anni secondo un dato Inail del 2015. Da qui l’importanza di declinare i 3 punti sovra-citati.

Punto 1) L’evoluzione delle strutture sanitarie prevede:

  1. flessibilità e resilienza, parole chiave
  • adattabilità
  • trasformabilità
  • prefabbricazione
  • edifici satelliti
  1. b) materiali innovativi attivi ed eco-attivi, parole chiave
  • materiali antivirali
  • materiali antibatterici
  • materiali fotocatalitici
  • prodotti di pulizia adeguati
  1. c) innovazione digitale: parole chiave
  • impianti
  • sistemi di ventilazione
  • telemedicina diffusa
  • sistemi Wearable
  1. d) prevenzione e promozione della salute: parole chiave
  • case di comunità
  • ospedali di comunità
  • centri di riabilitazione

Punto 2) La dematerializzazione dei device medici

Certamente un passo da gigante per la dematerializzazione si è fatto e si sta facendo con i sistemi “wearable” (cioè indossabili) interconnessi e ancora, attraverso sistemi bio-integrati epidermici, in grado di captare sintomi e segnali.  Esistono già sensori wireless che permettono di rilevare diversi parametri vitali ideali per il telemonitoraggio ad esempio del paziente con scompenso cronico a domicilio, quali frequenza cardiaca, respiratoria, elettrocardiogramma, temperatura, saturazione di ossigeno.  Tuttavia il sensore per la temperatura corporea sta evolvendo in biosensori wireless, che, oltre a monitorare la febbre, potranno rilevare infezioni precoci da inserzione di cateteri intravenosi, la temperatura del respiro per individuare infezioni respiratorie iniziali e ancora la temperatura di ferite chirurgiche in grado di segnalare un processo infettivo precoce o di allertare su un bendaggio troppo compressivo.  I sensori epidermici si stanno trasformando in biosensori che permetteranno di rilevare l’umidità della pelle, e quindi di misurare sia il sudore che il grado di idratazione, il pH e gli elettroliti, monitorando e distinguendo fluidi fisiologici, sudore, sangue…fino a ai livelli di cortisolo come indicatore di stress. Il futuro si prospetta senza limiti prevedibili nel campo dei bio-sensori epidermici, che, attraverso il sensing di un microchip, un meccanismo di comunicazione e feedback potranno arrivare   a monitorare le complicanze di infusioni venose a lungo termine, quali flebiti, infiltrazioni, stravasi, infezioni. Ancora biosensori wireless soffici e flessibili, applicabili con un semplice patch, ci permetteranno un monitoraggio respiratorio e polmonare senza spirometri invasivi, evitando cannule, cateteri e maschere che impegnano naso e bocca, facili da accettare sia da un neonato che dall’anziano fragile. Arriveremo ad avere impianti smart, da ingerire per vigilare su tutti i nostri organi. Potremo un giorno monitorizzare anche le protesi ortopediche, attraverso sensori in grado di rilevare la temperatura di una protesi, decriptando malfunzionamenti o infezioni. Arrivando al cuore, potremo valutare lo stato di salute delle valvole impiantate, attraverso mini-sensori e una mini-antenna, collocati sull’anello protesico durante l’intervento. Saranno in grado derivare la temperatura, i gradienti pressori, il flusso e la deformazione della valvola fino ad allertare su indici di deterioramento, trombosi e infezioni.

Punto 3) La “Nuova Casa della Salute” si deve declinare in più modalità:

  1. è Organizzazione che si basa su tre pilastri Territorio, Ospedale e l’interazione fra i due;
  2. è Architettura, con l’importanza dello spazio, che per i Pedagogisti, è il «terzo educatore». Troppo spesso dimentichiamo il valore del «luogo di cura», che deve intendersi come struttura digitale, sofisticata, eco-sostenibile, flessibile e resiliente;
  3. sono i Professionisti Sanitari. Nonostante le soluzioni per far fronte a COVID-19, dopo 15 anni sono stati tagliati dagli organici oltre 42.000 professionisti e, ad oggi, mancano all’appello circa 30.000 unità di personale, tra le quali 4000 medici. Il problema riguarda sia l’Ospedale che il Territorio. Un professionista sanitario non si forma in sei mesi e la medicina digitale è un’opportunità, ma richiede “competence” e verrà implementata se facilita, non sei complica. Purtroppo, la questione del personale ad oggi non rientra nei programmi di investimento PNRR;
  4. sono i Cittadini e gli Ammalati con necessità di adeguare l’offerta di assistenza e cura ad una popolazione che cala lievemente da un punto di vista demografico, ma nella quale aumentano il rapporto anziani/giovani e gli indici di dipendenza. Da un approccio «meccanicistico/medico-centrico» a uno «paziente-centrico», alla sfida della «collaborazione fra cittadini/pazienti e figure sanitarie».
  5. è Medicina e Life Science, sotto l’auspicio che la Medicina possa “modulare” la tecnologia e l’innovazione secondo i propri valori: accessibilità̀, uguaglianza, bisogni reali, continuità̀ di cura . La nostra società̀ non chiede più̀ solo “Sanità”, quindi il servizio o la prestazione, ma «Salute» e anche un’altra “Medicina”, altre modalità̀, altre relazioni, un’idea più̀ moderna di scienza. Dovremo probabilmente abituarci al confronto con una Medicina (e una ricerca che la alimenta) sempre meno dogmatica, nella quale la complessità̀ si può̀ indagare e governare solo con un approccio “olistico” e non “riduzionistico”, in altre parole “complesso” .

Rimangono dei problemi aperti: chi si incaricherà di raccogliere e usare tutti questi dati? Il paziente? No. Lo specialista? No. E che specialista in caso di patologie multiple? Il Medico di Medicina Generale? No. Si aprirà quindi un problema: il Governo si prenderà carico di pagare altri Medici soprattutto quelli di Medicina Generale, per un ulteriore lavoro? O incaricherà un servizio terzo? In conclusione la Telemedicina e l’Intelligenza Artificiale ci stanno portando molto, forse troppo rapidamente, ad un sistema di dematerializzazione dei devices medici, che attraverseranno ed entreranno nel corpo, una locomotiva per la transizione digitale, che comporterà un accumulo incalcolabile di dati. Allora se riusciremo a superare il punto della gestione dei big-data, oltre a problemi organizzativi, etici e di privacy si riuscirà ad arrivare al continuum ideale di “Sistema Salute” con cui si è iniziata questa trattazione dell’oggi che è già ieri. Lavorare per la Salute sarà sempre più difficile, sfidante, ma una sfida forse impareggiabile, comunque bellissima.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

  • Primo Congresso Nazionale: La Salute che verrà, Evoluzione e Rivoluzione; Sesto San Giovanni (Mi) 4-6 Ottobre 2022
  • Stefano Capolongo et al : Covid-19 and Healthcare Facilities. A Decalogue of Design Strategies for Resilient Hospitals; Acta Biomed 2020; Vol 9
  • Forum Risk Management, Intelligenza Artificiale  in Medicina: Metodo, Evidenze, Applicazioni, Formazione – Arezzo 22-25 Novembre 2022
  • La Sanità che vorrei. Digital Health: nuovi scenari per la Medicina Generale e Specialistica, Roma 16 Dicembre 2022

La telemedicina si fa Virtual

La telemedicina si fa Virtual

Grazie alle tecnologie di realtà aumentata (AR) e di realtà virtuale (VR) e alle competenze sviluppate, Vection Technologies offre strumenti all’avanguardia per aumentare le prestazioni in ambito healthcare e ridurre i rischi.

 

Di telemedicina – cioè della possibilità di erogare servizi sanitari a distanza attraverso dispositivi digitali, internet, software, applicativi – si parla ormai da tempo e ora, con l’accelerazione indotta dalla pandemia prima, e dagli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) dopo, si sta portando nuova linfa al processo di innovazione e digitalizzazione, al fine di migliorare l’efficienza, l’efficacia e l’accessibilità dell’offerta di assistenza sanitaria.

Grazie alle tecnologie di realtà aumentata (AR) e di realtà virtuale (VR) e alle competenze sviluppate sul campo, Vection Technologies – società tecnologica dal DNA italiano, quotata all’Australian Securities Exchange (ASX) e negoziata sull’American OTC market (VCTNY) – è in grado di offrire strumenti all’avanguardia per aumentare le prestazioni in ambito healthcare.

Il focus risiede nella collaborazione in tempo reale tra specialisti, sia che essi si trovino in struttura sia che operino da remoto, rendendo più efficaci le sessioni di confronto multidisciplinare per la valutazione del caso clinico e permettendo supervisione e assistenza da remoto.

Le applicazioni delle tecnologie di AR/VR in ambito sanitario hanno potenzialità impattanti. Vection Technologies ha sviluppato una piattaforma proprietaria per la ricostruzione in 3D (tre dimensioni) di immagini biomediche, come ad esempio le immagini di scansioni DICOM. La visione tridimensionale, paziente specifico, in realtà aumentata può supportare i medici nella preparazione della procedura chirurgica, consentendo agli specialisti di prendere decisioni con una migliore comprensione della problematica oggetto di studio. Verrá inoltre favorita ed efficientata la collaborazione di team multidisciplinari, permettendo la collaborazione in simultanea e da remoto, il tutto nell’ottica di un considerevole abbattimento del rischio clinico e di un contenimento dei costi indiretti. (IMMAGINE 1)

In aggiunta, attraverso sistemi di apprendimento immersivo in virtual reality, il personale medico e infermieristico ha l’opportunità di sperimentare una formazione altamente innovativa e di aumentata efficacia, grazie soprattutto al maggior coinvolgimento nel processo di apprendimento esperienziale e alla possibilità di esercitare le proprie abilità in un ambiente sicuro. L’utilizzo della virtual reality per il training e la simulazione permetteranno al personale medico-sanitario di aggiornare la propria formazione in qualsiasi momento, consentiranno ai nuovi assunti di informarsi in breve tempo sulle procedure e i protocolli sanitari e garantiranno alla struttura di svolgere l’attività di formazione del personale in tempi decisamente inferiori e in spazi fisici in assenza di pazienti e fuori dall’operatività ospedaliera. Sarà infine possibile concordare con l’Azienda sanitaria di riferimento scenari di simulazione specifici, basati sui casi di più elevata rischiosità. (IMMAGINE 2)

La comunicazione empatica con il paziente verrà supportata in sede di formazione in modalità role play (il medico potrà simulare la visita dal punto di vista del paziente) e sarà facilitata dall’utilizzo della realtà virtuale in sede di colloquio con il paziente. Quest’ultimo potrà, infatti, comprendere con maggior immediatezza e facilità il contenuto terapeutico comunicato dal medico, grazie alla visualizzazione in tempo reale e tridimensionale. (IMMAGINE 3)

Se la trasformazione digitale in ambito sanitario è ormai un imperativo, la sfida risiede nel procedere rispondendo ai bisogni dei pazienti, offrendo loro maggiore formazione, servizi di consulenza e accessibilità agevolata. Il paziente necessita di essere accompagnato lungo il suo percorso di cura, anche da un punto di vista logistico dal momento dell’accoglienza presso la struttura sanitaria. La tecnologia XR Kiosk, ad esempio, offre ai pazienti e ai loro caregiver un supporto tempestivo utile all’espletamento di operazioni di registrazione e pagamento e di guida interattiva all’interno della struttura fino al raggiungimento dell’ambulatorio di interesse. (IMMAGINE 4)

Vection Technologies si propone come partner nel processo di innovazione che sta investendo l’organizzazione sanitaria, portando il know-how medico-tecnico-scientifico al livello successivo e sviluppando modelli che promuovano vantaggi per tutte le parti coinvolte nel processo: personale sanitario, pazienti e struttura.

 

Rapporti tra istituzioni attraverso interlocutori certi

RAPPORTI TRA ISTITUZIONI ATTRAVERSO INTERLOCUTORI CERTI

di Enzo Delvecchio – Responsabile delle Relazioni Istituzionali SIT (Società Italiana di Telemedicina)

 

La mancata istituzione/conferma di un Ministero all’Innovazione tecnologica e alla transizione digitale nel nuovo Governo Meloni, continua ad alimentare dibattito. Sul sito del Dipartimento per la trasformazione digitale, campeggia ancora a caratteri chiari quella che è (era?) la sua mission: “Vogliamo promuovere l’innovazione, la digitalizzazione dei servizi pubblici, l’adozione delle nuove tecnologie, mettendo al centro le persone, le comunità, i territori, e basando il nostro lavoro sulla collaborazione tra il pubblico e il privato, in Italia e all’estero.”

Una scelta che sta continuando ad alimentare dubbi poiché molti non ne comprendono fino in fondo le ragioni, tanto più se si tiene conto che il PNRR ha destinato alla transizione digitale circa il 27% dei suoi fondi, ben 14 miliardi di euro. Se così è, si dedurrebbe che sotto una regia centralizzata della Presidenza del Consiglio, vi sarà una connessione trasversale e orizzontale tra i vari Ministeri. Bene, una nuova prospettiva da cui partire e dalla quale poter trarre spunti positivi. Società come la nostra SIT – che si muovono nell’alveo della ricerca medico-scientifica promuovendo attività di ricerca, sviluppo, formazione, finalizzate anche a favorire la crescita culturale e la sinergia tra  medici, operatori sanitari ed esperti, al fine di migliorare la qualità di vita dei Cittadini – hanno bisogno di riferimenti ed interlocuzioni certe.

La spesa sanitaria in Italia cuba circa il 7% del PIL, la pandemia (non ancora lasciata alle spalle) ha evidenziato numerosi nervi scoperti e il SSN italiano è ancora uno dei più arcaici dal punto di vista dell’innovazione. Ecco perché la sanità digitale, la telemedicina, la connessione tra ospedali e territorio, la medicina di prossimità, la riduzione delle liste d’attesa, la gestione delle cronicità e molto altro devono essere il perno principale di un dibattito intrapreso tra interlocutori certi. Il nostro contributo scientifico, frutto della grande esperienza di tanti professionisti che senza scopo di lucro continueranno ad offrire al Paese, ha bisogno innanzitutto di avere certezze e fiducia in coloro che detengono il potere decisionale.

Se è così, allora ben venga una gestione delle risorse del PNRR suddivisa per Ministeri di competenza. Sapere che il Ministero della Salute – magari assegnando un delega ad hoc sulla sanità digitale – insieme a tanti altri organismi intermedi si farà carico di coordinare la spesa, gli investimenti e gli interventi in materia, ci pone nella condizione di interfacciarci con più serenità ed efficacia nei confronti delle imminenti sfide che ci attendono.

Noi siamo pronti a fare rete, a creare sistema, a consolidare relazioni istituzionali con tutti coloro che hanno il dovere di dare risposte serie ai bisogni del Paese. Facciamolo bene e meglio. Facciamolo presto.

GPI, Responsabilità, Passione e Tecnologia per i modelli organizzativi della Sanità italiana

Dottor Manzana, ci racconti come nasce GPI e su quali valori punta nel proprio percorso di crescita

Siamo nati oltre 30 anni fa (nel 2023 festeggiamo il nostro 35esimo).
Negli anni ’80 l’informatica galoppava a cifre stratosferiche. Ma gli Ospedali erano il fanalino di coda, la tecnologia faticava a entrare in quel mondo. Gpi è nata per dare risposte alle esigenze che emergevano da quel mondo, ecco le nostre origini. E siamo ancora qui, molto cresciuti, ma sempre con lo stesso obiettivo: stare al fianco degli erogatori dei servizi socio-sanitari mettendo a disposizione soluzioni e servizi che contribuiscano a migliorare la vita delle Persone.

Questo valore costitutivo, l’avere cura della Persona, ci caratterizza da sempre. È una scelta di fondo, un valore portante. Gli altri valori che ci guidano, e ci guideranno anche nel futuro, sono l’Etica, intesa come volontà di agire con correttezza e trasparenza; la Responsabilità, intesa come consapevolezza che ciò che facciamo impatta sulla sostenibilità dei sistemi sanitari e sulla vita dei Cittadini; la Passione, intesa come qualità di fondo necessaria per affrontare le sfide che l’Impresa affronta.

 

Qual è il vostro approccio al mercato della Sanità?

L’accelerazione di consapevolezza sulla necessità di costruire un nuovo modello di sanità impressa dalla pandemia, ci ha restituito un’importante conferma rispetto a coerenza e correttezza della nostra visione del sistema sanitario del futuro.
Le tecnologie informatiche sono necessarie, ma non sufficienti. Fondamentale è invece conoscere le dinamiche e il funzionamento del sistema sanitario e disporre di adeguate competenze e pluriennale esperienza sul campo.
Gpi mette a disposizione la tecnologia, fattore abilitante per concretizzare e implementare servizi/soluzioni, ma anche la capacità di evolvere gli attuali modelli di cura verso modelli di tipo predittivo, proattivo e personalizzato, per mettere al centro il paziente e le sue necessità.

Il percorso che abbiamo tracciato per lo sviluppo segue direttrici precise, che testimoniano e traducono il nostro approccio, la nostra strategia, perché abbiamo deciso dove vogliamo arrivare e stiamo seguendo un percorso chiaro. Perché sappiamo di voler essere sempre più globali, rafforzando il posizionamento a livello internazionale, con focus primario in ambito trasfusionale e di automazione del farmaco;

sempre più protagonisti, consolidando e incrementando la presenza sul mercato nazionale in linea con il modello di innovazione dei modelli di cura; sempre più sicuri e interconnessi: diventando il punto di riferimento in ambito virtual care, mantenendo alta l’attenzione alla sicurezza dei dati sanitari, con un focus particolare sulla Cybersecurity; sempre più innovativi: continuando a investire in innovazione, ricerca e sviluppo, per cogliere le sfide e le opportunità di mercato.

 

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di GPI a queste sfide?

La tecnologia è uno strumento, un mezzo. Il digitale è l’asse portante delle trasformazioni in atto, dal green alla salute. La tecnologia offre opportunità che i mondi dell’economia, della finanza e delle imprese possono/devono cogliere (Next Generation EU e PNRR forniscono le linee guida).

 

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, peraltro, imprime un’importante spinta al disegno di un modello di sanità più moderno, interconnesso e resiliente agli shock, in contrapposizione con il modello attuale, basato sostanzialmente sulla centralità dell’ospedale come luogo di cura, e sulla risposta sostanzialmente reattiva agli episodi acuti.

Queste ingenti risorse porteranno a un potenziamento della capacità di prevenzione e cura a beneficio di tutti i cittadini, favorendo un accesso equo e capillare alle cure, e alla promozione dell’utilizzo di tecnologie innovative nella medicina. Il piano prevede, infatti, di finanziare le strutture territoriali, potenziando i servizi di assistenza domiciliare, anche attraverso strumenti di telemedicina e l’applicazione delle nuove tecnologie.

Gpi opera all’interno di questo contesto ed è uno dei player di riferimento. Il nostro approccio continua e continuerà a essere coerente con i valori che ci caratterizzano: fare Impresa creando benefici sociali e ridistribuendo il valore che produciamo.

Guardiamo al benessere della collettività come “motore” dell’innovazione di sistema a vantaggio di tutti i portatori di interesse.

 

Ci parli dei Vostri progetti più rilevanti per il futuro

Le aree di innovazione e ricerca di Gpi sono orientate all’intelligenza artificiale e al contributo che può dare in materia di deep learning, machine learning, reti neurali e One Health.
POHEMA, la nostra soluzione dedicata al Virtual care certificata MDR, è una piattaforma componibile di software servizi e dispositivi indossabili che consente la stratificazione della popolazione secondo la piramide di Kaiser, l’arruolamento del paziente in base al suo stadio e in base ai programmi di intervento regionali o locali, e l’erogazione di servizi di telemedicina e care management in grado di garantire continuità terapeutica.

 

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

Il Virtual Care e la telemedicina in generale rappresentano un asset della GPI ed allo stesso tempo materia di evoluzione e innovazione, così come la storia recente ci dimostra che si tratta di strumenti potenti arruolabili nei processi di evoluzione del SSN, soprattutto nelle sue dimensioni territoriali. La SIT è un interlocutore importante, perché fa il suo lavoro di Società Scientifica, stimola il livello istituzionale, normativo, ma allo stesso tempo stimola gli interlocutori sul mercato, che non possono costruire soluzioni efficaci, in assenza di confronti, così come è un interlocutore delle associazioni. In questo contesto GPI, operatore di mercato, che produce tecnologia e modelli organizzativi per il Virtual Care, trova e può continuare a trovare nella SIT un luogo di confronto nodale, di sintesi e di scoperta dei limiti e del potenziale ancora nascosto.

 

 

Care Map, CompuGroup Medical presenta il direttore d’orchestra per il patient journey

Ingegner Pravettoni, ci racconti come nasce CGM e su quali valori punta nel proprio percorso di crescita

CompuGroup Medical SE & Co. KGaA (CGM) è un’azienda di sanità elettronica leader a livello mondiale che progetta e realizza soluzioni software per aiutare ambulatori medici, farmacie, studi odontoiatrici, ospedali, e istituzionali sanitarie nelle attività mediche ed organizzative.

La storia di CompuGroup Medical inizia nel 1997 dalle parole del suo fondatore Frank Gotthardt: “Nobody should suffer or die because at some point medical information was missing.”

In virtù di questa vision, possiamo davvero dire che oggi CGM è l’unica realtà della Sanità Elettronica in Italia che, grazie alla tecnologia interconnessa, è in grado di agevolare la relazione tra cittadini-pazienti con medici e farmacie ovunque si trovino. L’azienda raggiunge 30 milioni di cittadini tramite le farmacie clienti e tramite i servizi di consegna a domicilio e 20 milioni di Fascicoli Sanitari Elettronici grazie ai propri software.

CGM in Italia, inoltre, si propone quale partner strategico di sistema, anche agli interlocutori istituzionali, con una mission volta a soddisfare gli obiettivi del PNRR: porre la tecnologia – e la conoscenza che essa può generare attraverso la condivisione di informazioni strutturate – al servizio del cittadino-paziente e del Sistema Sanitario Nazionale e di tutti i professionisti sanitari.

La presenza nel Gruppo di CGM TELEMEDICINE, la divisione dedicata alle tecnologie in ambito telemedicina, rappresenta la risposta di CGM alla sempre più crescente domanda di soluzioni informatiche professionali e certificate a supporto dei processi di prevenzione, diagnosi e monitoraggio che potranno essere svolti anche a distanza, a domicilio e quindi più tempestivamente

Qual è il vostro approccio al mercato della Sanità?

In Italia, CGM fornisce soluzioni software e servizi a 30.000 utenti, tra medici di medicina generale, pediatri, farmacie, medici specialisti e poliambulatori, oltre che ad amministrazioni pubbliche, Ospedali/Asl e pazienti. In virtù di questo posizionamento, CGM è l’unica realtà della Sanità Elettronica in Italia a raggiungere, al contempo, cittadini/pazienti, medici e farmacie, e a integrare percorsi di prevenzione e cura a beneficio sia degli operatori sanitari che degli assistiti.

In aggiunta, con oltre 20 anni di esperienza nella progettazione, sviluppo e consulenza di soluzioni integrate Software/Piattaforme e Hardware/Dispositivi, la divisione CGM TELEMEDICINE realizza soluzioni di Telemedicina integrate, modulari e scalabili, progettate per semplificare la presa in carico e gestione del paziente, ridurre le ri-ospedalizzazioni, avvicinare le pratiche sanitarie in prossimità dell’assistito e monitorare pazienti cronici al proprio domicilio.

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di CGM a queste sfide?

La tecnologia non deve mai essere fine a sé stessa; il nostro approccio è quello di progettare tecnologia per gli operatori sanitari, creando l’ambiente di lavoro ideale per svolgere il proprio mestiere: prendersi cura di chi ne ha bisogno.

Grazie all’innovazione e alla digitalizzazione integriamo e miglioriamo i processi rendendo disponibili informazioni cliniche o amministrative nel modo e nel tempo più idoneo, nel rispetto della sicurezza e a tutela della privacy. Nell’ambito della telemedicina, grazie alle soluzioni certificate medical device IIa, supportiamo ospedali pubblici e privati nei processi post-ricovero e riabilitativi, ad esempio con dei verticali specifici per in ambito cardiologico, oltra alla gestione di assistiti con cronicità anche informatizzando Centrali Operative multidisciplinari e multilivello per il coordinamento e gestione delle attività di telemonitoraggio e per l’esecuzione al domicilio di esami in telerefertazione; inoltre abbiamo accompagnato ASL e Regioni nella gestione ed erogazioni di prestazioni in telemedicina realizzando la sanità di prossimità. Chiaramente supportiamo anche le farmacie e ambulatori nella gestione integrata di prestazioni di telemedicina con complete soluzioni di Point of Care e specifici verticali di telemonitoraggio per tipologia di patologia.

Le specificità della piattaforma CGM CARE MAP che coordina e connette tutte le attività citate consentono di rispondere alle esigenze di un approccio integrato, modulare e scalabile; infatti consente di attivare i moduli di presa in carico e di telemedicina necessari per il caso d’uso specifico, integrare soluzioni pre-esistenti e di adattarsi alle necessità tipiche sia del piccolo ambulatorio, sia della struttura complessa come può essere un grande ospedale, regione o centrale operativa.

Ci parli dei Vostri progetti strategici per il futuro

A fianco al costante supporto agli operatori sanitari, da tempo investiamo nella digitalizzazione di diversi “patient journey” che permettono al paziente ad esempio di gestire agevolmente percorsi come la prenotazione di una visita medica, la gestione di una prescrizione elettronica, la prenotazione e consegna del farmaco, il monitoraggio di parametri vitali fino al follow-up finale. In particolare, con le soluzioni di CGM TELEMEDICINE è già possibile supportare in maniera coordinata ed integrata modelli di erogazione sia classici che innovativi, cito ad esempio: PDTA che prevedono attività in telemonitoraggio, o diagnostica con refertazione remota integrata alle attività in farmacia, ambulatorio o assistenza domiciliare. I modelli di erogazione possono essere completi e distribuiti o più semplicemente gestire l’erogazione di specifiche soluzioni specialistiche personalizzate (ad es. per patologia), cooperanti con altre applicazioni di CGM o di terze parti; il tutto a vantaggio sia dell’operatore sanitario e sempre più anche dell’assistito che beneficia di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura integrati, completi e fruibili.

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: perchè questa collaborazione?

Condividiamo completamente le finalità di SIT: lavorare in maniera coordinata per la “crescita culturale e professionale dei Medici e degli Operatori sanitari nel campo della Telemedicina, nonché migliorare l’erogazione e della fruizione dei servizi sanitari a favore dei Cittadini, contribuendo così all’innalzamento della loro qualità di vita”.

Tali finalità si traducono anche in attività di condivisione e diffusione di best-practice maturate non più solo durante brevi o isolate fasi “pilota” ma anche da esperienze ormai consolidate e “a regime”; da qualche tempo, infatti i clienti serviti da CGM, sia che essi siano ospedali pubblici o privati, regioni, farmacie, ambulatori, Italiani o internazionali ecc. hanno, chi prima e chi dopo, introdotto stabilmente prestazioni in telemedicina nei propri programmi di cura; questo ha permesso a CGM TELEMEDICINE di affrontare nel tempo e superare tante sfide organizzative, tecnologiche, di processo che possono essere messe a fattor comune favorendo una più rapida diffusione consapevole, efficiente ed efficace della telemedicina, nello spirito che contraddistingue la SIT.

I casi di successo esistono in tutti gli ambiti di prevenzione, diagnostica e cura e non occorre sempre re-inventare ma è possibile far tesoro dell’esperienze.

Alberto Pravettoni

Innovazione, integrazione ed esperienza: la value proposition di H4D

Dottoressa Barbangelo, ci racconti come si avvia H4D nel proprio settore e su quali valori sta puntando nel proprio percorso di crescita

Innovazione, integrazione ed esperienza. Direi che queste sono le parole chiave che racchiudono la value proposition di H4D (Health 4 Development).

Quello che H4D si propone di fare in Italia è l’avvio di progetti di Telemedicina clinica, un concetto ancora poco conosciuto. Ad oggi vi sono infatti numerosi esempi di telemonitoraggio/teleassistenza, videoconsulenza, ben lontani dal nostro modello di servizio.

La tecnologia di H4D consente di effettuare una vera e propria visita in real time con un medico, riproducendo grazie ai nostri devices medicali di ultima generazione quanto accade generalmente in un ambulatorio medico.

Il software che genera i dati sanitari è unico in Italia ad essere registrato come devices medicale di classe IIa ed ecco che arriviamo dunque al concetto di integrazione. I dati H4D sono infatti integrabili con quelli ad esempio delle aziende sanitarie, una bella innovazione in un momento che vede un grande focus ed investimenti nella sanità pubblica in questo settore.

Infine, l’esperienza. La nostra realtà è nata 15 anni fa a Parigi. Abbiamo dunque il know-how necessario per condurre l’innovazione in telemedicina anche in Italia.

 

Qual’è il vostro approccio al mercato della Sanità?

Il mondo della telemedicina è in continua e rapida evoluzione. Abbiamo dedicato e tuttora dedichiamo tempo per studiare ed essere costantemente aggiornati rispetto ai trend di settore e alle varie possibilità di business per una proposta innovativa come la nostra.

Ad oggi, vi sono ancora molteplici rigidità della normativa italiana in materia che non sempre ci consentono di guardare ai progetti con il mindset che in H4D abbiamo da sempre e che bene si esprime con un inglesismo: “Think out of the box”.

L’approccio rispetto al mercato è per noi duplice : Corporate e salute pubblica.

Nel settore corporate offriamo le nostre soluzioni alle grandi aziende per il Welfare dei dipendenti in ambito healthcare.

In merito invece alla salute pubblica, ci troviamo in un’epoca storica in cui, a seguito dell’emergenza pandemica e grazie ai fondi PNRR, la Telemedicina riveste oggi un ruolo di primo piano. È per noi dunque molto importante rendere evidente il nostro valore e la nostra prospettiva di completezza, ritagliandoci il nostro spazio nel mercato.

 

Digitalizzazione e Innovazione: qual è l’approccio di H4D a queste sfide?

Proporre soluzioni che siano sempre in linea con l’evoluzione dei bisogni di salute delle persone, sia per il settore Corporate che per la salute pubblica.

La nostra tecnologia è in costante perfezionamento ed è studiata per essere sempre più “User Friendly” e dunque vicina alle persone.

 

Ci parli dei vostri progetti strategici per il futuro

Saranno in linea con quello che è l’attuale approccio al mercato, confidando in un maggior snellimento della normativa italiana. Questo rappresenterà per noi una sorta di passerella che agevolerà una grande espansione nel nostro paese.

 

Il rapporto tra la Vostra organizzazione e SIT: quali sono stati i pilastri vincenti di questa collaborazione?

Abbiamo conosciuto la realtà della Società Italiana di Telemedicina grazie all’ organizzazione dell’ evento del Congresso Internazionale a cui prenderemo parte. Ci è piaciuto l’approccio multidisciplinare e dinamico che abbiamo colto in questo evento e vogliamo dare anche noi un contributo allo sviluppo di soluzioni innovative per aziende, medici, operatori sanitari, ma anche famiglie e pazienti.

Elena Barbangelo

 

 

medicina digitale

Medicina digitale fra regolamenti europei, opportunità e vincoli

Medicina digitale fra regolamenti europei, opportunità e vincoli

Lorenzo Terranova

Confindustria Dispositivi Medici – Direttore Rapporti istituzionali e coordinatore del progetto “Frontiere digitali”)

 

introduzione

Obiettivo di questa riflessione è cercare di definire come la medicina digitale possa evolversi considerando i vincoli, in primis dai regolamenti europei, e le opportunità che stanno caratterizzando questo mercato particolare.

E’ opportuno, inizialmente, definire un perimetro ben chiaro su cosa s’intenda per “medicina digitale”. Spesso analisi, conclusioni e considerazioni sul tema sono differenti poiché sono diverse le definizioni attribuite alla medicina digitale.

Preliminarmente, ai termini «medicina digitale» e «eHealth» si attribuisce il medesimo significato.

Inoltre, così come nella terminologia ordinaria anche nella declinazione del digitale, si dovrebbe tendere ad attribuire il significato di medicina digitale come la realizzazione di una condizione di salute o meglio di benessere e non di assenza di condizioni sanitarie negative[1].

In realtà, la medicina digitale – rispetto alla definizione OMS – introduce una serie di cambiamenti profondi e mettono a fuoco cosa rappresenta la medicina digitale:

  • un nuovo modo di lavorare, fondendo la saggezza consolidata della salute con nuovi concetti e strumenti digitali;
  • una risorsa nuova per raggiungere gli obiettivi di salute esistenti.

Ben si evidenzia come le due definizioni implichino approcci ben differenziati.

Se la definizione scelta è quella (a), si ha un «ripensamento» della nozione di salute e degli obiettivi di salute, che s’integrano con le considerazioni svolte sull’aggiornamento della definizione di salute. (Iyamu & al, 2021).

La definizione (b) è invece più conservativa e vede la medicina digitale semplicemente come un (utilissimo) strumento, ma che non modifica l’impianto definitorio di salute.

Va sottolineato che spesso, come strumento, il concetto di medicina digitale è stato utilizzato per riferirsi all’integrazione delle tecnologie digitali nelle operazioni di sanità e la trasformazione digitale è stata utilizzata per descrivere un cambiamento culturale che integra in modo pervasivo le tecnologie digitali e riorganizza i servizi sulla base delle esigenze di salute del pubblico. (Pelegatti, 2022)

Appare, quindi, ben chiaro che la medicina digitale debba essere intesa come un nuovo modo di lavorare che porta a una riflessione sulla nozione di salute.

Accettando la cornice definitoria prima data, si hanno declinazioni (anche molto rilevanti) della medicina digitale come le terapie digitali (DTx) o le app o i wearable.

 

la prospettiva

Le applicazioni (in senso letterario, non informatico) della medicina digitale presentano moltissime declinazioni.

Il punto di partenza è quello di evidenziare criticità, opportunità, mirando a formulare alcune proposte provenienti dal mondo produttivo, con una prospettiva correlata ai dispositivi medici e, più in generale, ai percorsi di accesso/vincoli di mercato.

 

i vincoli normativi

Com’è noto i regolamenti europei (Union, 2020) hanno definito puntualmente che i software sono dispositivi medici[2], così come alcune declinazioni della medicina digitale come le terapie digitali, le app, i wearable, alcune applicazioni dell’intelligenza artificiale alla medicina, ….

A rigore, va anche ricordato che molti software utilizzati in ambito sanitario sono qualificabili come dispositivi medici, ma ve ne sono altri che pur essendo utilizzati in ambito sanitario non sono qualificabili come dispositivi medici.

Nello specifico, il software disegnato per gestire informazioni mediche (elaborandole, analizzandole, creandole o modificandole) viene definito dispositivo medico solo se la creazione o la modifica di tali informazioni è regolata da una destinazione d’uso medica[3]. (MDRG, 2019).

medicina digitale: contesto e impatti sul sistema sanitario e sulla produzione

La medicina digitale, così come prima definita, deve apportare al sistema della salute un miglioramento diretto o indiretto all’offerta della stessa (efficacia) così come è importante che questi apportino un miglioramento dei processi produttivi per la salute (efficienza).

Tale miglioramento non deve necessariamente realizzare una riduzione dei costi, ma deve mirare ad offrire una sanità basata sulle 4P (ossia fondata sulla: medicina predittiva, medicina personalizzata, medicina preventiva e medicina partecipativa) (Flores & al, 2013).

Va rilevato che allo stato attuale i percorsi di regolamentazione e di rilascio della certificazione europea per i dispositivi medici (capo II e capo III del Regolamento europeo) garantiscono il raggiungimento di una specifica efficacia.

alcune condizioni per costruire un mercato della medicina digitale

formazione e competenze

Un primo elemento che va considerato primario e determinante nella medicina digitale (in particolare, dei dispositivi medici ma in generale dell’intera sanità) è la diffusione nei diversi territori delle conoscenze e delle competenze tecnico-professionali.

Questo è un percorso che va visto in due prospettive.

Per un verso, una diffusione delle conoscenze/competenze implica da parte dei committenti una maggiore capacità di qualificare la domanda, così da renderla capace di stimolare risposte da parte del mercato, orientate ad un innalzamento della qualità dell’erogato dal sistema sanitario.

Per l’altro verso, considerata la grande presenza di piccole imprese, start-up, spin off, imprese innovative spesso in relazione fra loro (almeno nei singoli territori) e con un ruolo di stimolo svolto da enti territoriali, enti pubblici, centri universitari, si possono costruire capacità di risposte convergenti con gli interessi dei committenti e una propositività più conforme ai bisogni specifici.

ruolo del SSN nel governare i processi alla base della medicina digitale

Va sottolineato che operare nell’ambito della medicina digitale richiede affrontare: (i) alcune peculiarità connesse agli acquisti pubblici, nonché (ii) una qualificazione della committenza pubblica.

Per quanto riguarda l’aspetto relativo agli acquisti pubblici, va evidenziato che esistono strumenti previsti dal codice degli appalti, in grado di offrire risposte idonee. Tali strumenti vengono molto poco utilizzati nel comparto sanitario, in generale, e in particolare per le categorie di beni e servizi rientranti nella medicina digitale. L’auspicio è che le stazioni appaltanti siano in grado di costruire bandi di gara adeguati verso queste tecnologie, utilizzando quanto effettivamente offerto dal Codice degli appalti.

Per quanto riguarda l’aspetto di qualificazione delle committenze pubbliche, appare chiaro che la digitalizzazione stessa[4] è definibile come fattore abilitante all’uso del dispositivo medico, e – insieme – strumento di programmazione pubblica della domanda e dell’offerta di salute.

Toccando il primo aspetto (fattore abilitante), allo stato attuale non si può prescindere dal fatto che la digitalizzazione richieda una capacità del sistema sanitario e degli operatori di coinvolgimento in un processo di continuo aggiornamento in termini organizzativi, formativi e gestionali. Va declinato un modello di governance pubblica specifico per le tecnologie digitali. Conseguentemente, queste tecnologie digitali vanno contestualizzate in termini di impatti organizzativi e gestionali per il servizio sanitario nazionale.

Toccando il secondo aspetto (strumento di programmazione della domanda e dell’offerta di salute), diventa necessaria un’effettiva diffusione estesa e capillare della gestione delle informazioni (in primis, il fascicolo sanitario elettronico, FSE e nel futuro nel fascicolo sociosanitario elettronico, FSSE) dove si integrano gli aspetti clinici con quelli sociosanitari. Ma ciò implica scelte ben precise: (i) una gestione digitale e integrata dell’area “territorio” con l’obiettivo di costruire una mappatura completa dei processi sanitari (clinici) e sociosanitari e dove il FSSE è il prodotto (non l’unico) risultante; (ii) l’avvio di una serie di piattaforme (su base regionale, ma che possano dialogare con altre piattaforme sia della medesima Regione, sia di altre Regioni) di monitoraggio/assistenza a distanza in grado di prendere in carico i pazienti; (iii) l’adozione di meccanismi di governance dei processi, ossia sistemi che permettano di automatizzare e/o sincronizzare i processi e al contempo le performance dei sistemi, nonché adattare costantemente i modelli di integrazione alle effettive necessità del territorio; (iv) la “pubblicità” (ovviamente salvaguardando i livelli di riservatezza garantiti) di dati e informazioni raccolti, in un reale contesto di open data al fine di consentire analisi secondarie.

Questi ultimi punti rappresentano strumenti di governance fondamentale non solo per il SSR, ma anche per il sistema produttivo che riesce meglio a programmare e definire la propria offerta più appropriata per i fabbisogni, esistenti ed emergenti, del SSR/SSN.

relazioni all’interno del sistema produttivo

Strettamente connesso al tema è quello dei rapporti fra le piccole imprese (che possono classificarsi come innovative o come spin off o come start-up) e le grandi aziende.

Nell’area digitale della salute nelle piccole imprese esiste un grande fermento, una sviluppata capacità innovativa, una flessibilità e rapidità nel produrre e concretizzare nuove idee. Spesso, però, quello che manca a queste piccole imprese è la capacità finanziaria nonché le competenze nelle aree commerciali. Inoltre, alle piccole imprese, spesso, manca la conoscenza dei processi sanitari. Sono aziende innovative con ottime idee e anche ottimi prodotti, ma che necessitano di una “guida” per contestualizzare le loro risorse tecnologiche innovative nel contesto sanitario. Questo è l’apporto tipico delle aziende più strutturate che operano nel mercato sanitario.

Appare molto chiaro che la relazione fra piccole imprese e grandi imprese nel comparto dei dispositivi medici si pone in termini di mutualità reciproca dove le prime dispongono di idee e spunti e le seconde dispongono della conoscenza dei processi.

Pertanto, questo rapporto fra i grandi gruppi e le piccole imprese va considerato nella sua interezza. Oltre a quanto previsto dal codice degli appalti, è opportuno un ruolo proattivo del committente pubblico.

Se questo riesce a creare e sviluppare al proprio interno quelle competenze necessarie per governare i fabbisogni digitali verrà superato l’attuale limite dei SSR che devono ricercare l’intermediazione di un general contractor, capace di monitorare l’offerta sui mercati digitali e trasferire direttamente al sistema delle imprese le modalità di risposta ai propri bisogni.

 

focus: i dispositivi medici in grado di avvalersi della medicina digitale e come gli stessi dispositivi medici sono influenzati da strumenti innovativi (intelligenza artificiale)

La riflessione va articolata in due parti: l’evoluzione della medicina digitale e l’impatto/l’integrazione sui dispositivi medici; il come l’intelligenza artificiale sia in grado di trasformare la nozione stessa di dispositivo medico.

Per quanto riguarda il primo aspetto, la medicina digitale ha già trasformato il dispositivo medico. Anzi, quanto sostenuto prima evidenzia che la sanità digitale avvalendosi di strumenti quali la telemedicina, sia in grado di rispondere a fabbisogni sempre più articolati. Questo è possibile solo con l’utilizzo diffuso di dispositivi medici che abbiano già incorporato elementi digitali e questi andranno a determinare i modelli di sanità digitale.

Partendo da un esempio semplice e ormai consolidato, il pacemaker con wireless, è chiaro che il processo sottostante al controllo del dispositivo, e delle informazioni sul dispositivo che il dispositivo stesso trasmette, è ormai consolidato e sta contribuendo a modificare il processo tradizionale verso una definizione di un nuovo elemento della sanità digitale. Ma va cambiando anche la modalità nel rapporto medico paziente.

Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, il tema è estremamente complesso e non va sottaciuto l’aspetto etico.

Oggi sussistono diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale sui dispositivi.

Un primo elemento da considerare riguarda come tutta una serie di informazioni raccolte e rielaborate dal dispositivo medico stesso (ormai anch’esso dotato di intelligenza artificiale). Successivamente il dispositivo è in grado di offrire una serie di possibili scelte di tipo clinico. Il punto delicato riguarda come l’atto clinico (a cura del medico) sia collocato; ossia tutta una serie di raccolta dati, attività (svolte dal dispositivo) in quale momento del trattamento siano posti.

Pertanto, va rilevato come il processo di intelligenza artificiale sia estremamente sfidante e pieno di opportunità, ma ogni elemento va considerato in termini puntuali.

conclusioni e alcune proposte del comparto produttivo

A fronte di cambiamenti “culturali” che richiedono lunghi tempi, alcuni interventi volti a garantire un mercato che consenta un consolidamento delle imprese di dispositivi medici già presenti sul mercato e nuove imprese interessate ad entrare in questo mercato quali incentivazioni mirate a rafforzare alcune aree aziendali (ricerca, sviluppo prodotti, …) oppure finanziamenti sul modello industria 4.0, oppure modelli di supporto del trasferimento tecnologico (soprattutto per PMI e start-up).

Declinando in maniera più puntuale per il comparto dei dispositivi medici, occorre che vengano sollecitati attraverso investimenti nella ricerca pubblica e privata, nuovi modelli di business che si appoggiano su una riduzione degli impatti ambientali[5] o a basso consumo energetico. Ad esempio prevedere dei “green benefit”.

La condivisione di questa vision porterà ad: (a) aumento degli investimenti privati in R&S; (b) incremento delle competenze digitali nel sistema sanitario pubblico, e in generale nell’intera popolazione; (c) la individuazione di alcune imprese come leader nelle tecnologie di frontiera digitale; (d) rafforzamento dei processi di fusione e di collaborazione fra le imprese.

azioni specifiche

Pertanto, vanno intraprese dal mondo industriale o vanno sollecitate azioni strategiche da parte del SSN che rispondono alla realizzazione di quanto definito dalla vision:

  • l’avvio/l’implementazione di nuovi modelli organizzativi e gestionali della sanità.

Quando i processi di digitalizzazione in sanità vengono introdotti, il valore aggiunto non è dato solo dal processo in sé, quanto come questo comporti una modifica di un insieme di altri processi all’interno del sistema salute sia a monte sia a valle del processo modificato. Inoltre, va assolutamente incentivato il percorso di integrazione ospedale-territorio.

  • il riconoscimento delle specificità delle prestazioni con contenuto digitale.

Diverse prestazioni allo stato attuale possono contenere piccole o grandi parti di carattere digitale. Allo stato attuale non vi è una differenziazione delle codifiche (a cui conseguono differenti tariffe) rispetto alla medesima prestazione che non ha contenuti digitali.

Le prestazioni con contenuti digitali possono implicare costi maggiori, costi minori o costi eguali. Andranno ben definiti i criteri generali e i criteri specifici per la fissazione di queste nuove tariffe

  • la costruzione di un sistema di raccolta delle informazioni.

I soggetti programmatori oggi operano con un flusso informativo ancora poco orientato alla definizione di cluster di pazienti. Disporre di queste informazioni significa appropriarsi della capacità di fissare puntualmente i fabbisogni (clinici, finanziari, di risorse) necessarie. Pertanto, occorre che il nostro sistema sanitario effettui investimenti (che non sono finanziari, ma di competenze, di organizzazione e di efficace utilizzo di strumenti che già sono disponibili all’interno del SSN).

  • l’incentivazione e lo sviluppo delle competenze (professionali, tecniche, amministrative, gestionali) all’interno del SSN.

Un percorso di qualificazione e di miglioramento del sistema sanitario necessita un salto qualitativo delle persone che operano direttamente a valle o a monte col sistema sanitario.

  • un nuovo impulso alle partnership pubblico-privato.

Nell’ambito delle imprese del digitale dei dispositivi medici esiste una conoscenza e una comprensione dei fenomeni evolutivi. Questa, se messa a sistema e condivisa con i diversi attori, potrebbe essere di grande aiuto alle stazioni appaltanti e agli utilizzatori del SSN.

  • il superamento delle criticità all’accesso.

L’applicazione compiuta dei regolamenti europei del 2017 prevede l’adozione di una serie di misure e attività (avvio di indagini cliniche, ruolo e capacità degli enti notificati di rispondere alle numerose richieste, competenze comitati etici, …). Le autorità regolatorie e politiche devono eliminare tutte le difficoltà connesse a tale insieme di misure e attività per evitare limitazioni all’accesso al mercato.

 

 

 

bibliografia

Dal Col, P., & Koterle, S. (2012, Gennaio 25). La salute come capacità di adattamento. Tratto da Salute internazionale: https://www.saluteinternazionale.info/2012/01/la-salute-come-capacita-di-adattamento-2/

Flores, M., & al, e. (2013). P4 medicine: how systems medicine will transform the healthcare sector and society. Personalized Medicine, 565-576.

Huber, M., & al, e. (2011). How should we define health? BMJ, 343:d4163.

Iyamu, I., & al, e. (2021). Defining Digital Public Health and the Role of Digitization, Digitalization, and Digital Transformation: Scoping Review. JMIR (Journal of Medical Internet Research), 10.2196/30399.

MDRG. (2019). Guidance on Qualification and Classification of Software in Regulation (EU) 2017/745 – MDR and Regulation (EU) 2017/746 – IVDR. Bruxelles: Commissione Europea.

Pelegatti, F. (2022, Maggio 10). Cultura digitale nella sanità. Tratto da Rivista di cultura e di politica Il Mulino: https://www.rivistailmulino.it/a/cultura-digitale-nella-sanit

Stefanelli, S. (2020, Ottobre 29). La qualificazione e la classificazione dei software come dispositivi medici. Tratto da AboutPharma: https://www.studiolegalestefanelli.it/it/approfondimenti/aboutpharma-qualificazione-e-classificazione-dei-software-come-dispositivi-medici/

Union, O. J. (2020, Aprile 24). Regulation (EU) 2017/745 of the European Parliament and of the Council of 5 April 2017 on medical devices, amending Directive 2001/83/EC, Regulation (EC) No 178/2002 and Regulation (EC) No 1223/2009 and repealing Council Directives 90/385/EEC and 93/42/EE. Tratto da Europa Lex: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A32017R0745

WHO. (1958). The first ten years of the World Health Organization. Geneve: World Health Organization.

 

 

[1] Ovviamente, il punto di partenza è la definizione storica dell’OMS che intende la salute come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. (WHO, 1958).

Va anche sottolineato come questa definizione sia stata nel tempo discussa, richiedendo – chiaramente – una sua integrazione. In un importante articolo (Huber & al, 2011), è stata formulata una definizione (è una proposta), intendendo la salute come “capacità di adattamento e di auto gestirsi di fronte alla sfide sociali, fisiche ed emotive”. Questa definizione cerca di superare una serie di limiti della definizione del 1948, che nel tempo si sono manifestate, come (a) il “concetto assoluto di [raggiungere uno stato di] salute”, ossia un approccio fortemente medicalizzato che tiene poco conto di altre condizioni, (b) il cambiamento dei contesti demografici, (c) la profonda modifica dei concetti stessi di malattia. Per una serie di considerazioni si veda (Dal Col & Koterle, 2012).

[2] Nello specifico, l’art. 2 recita

[…]

1)   «dispositivo medico»: qualunque strumento, apparecchio, apparecchiatura, software, impianto, reagente, materiale o altro articolo, destinato dal fabbricante a essere impiegato sull’uomo, da solo o in combinazione, per una o più delle seguenti destinazioni d’uso mediche specifiche:

  • diagnosi, prevenzione, monitoraggio, previsione, prognosi, trattamento o attenuazione di malattie,
  • diagnosi, monitoraggio, trattamento, attenuazione o compensazione di una lesione o di una disabilità,
  • studio, sostituzione o modifica dell’anatomia oppure di un processo o stato fisiologico o patologico,
  • fornire informazioni attraverso l’esame in vitro di campioni provenienti dal corpo umano, inclusi sangue e tessuti donati,

e che non esercita nel o sul corpo umano l’azione principale cui è destinato mediante mezzi farmacologici, immunologici o metabolici, ma la cui funzione può essere coadiuvata da tali mezzi.

Vanno inoltre ricordate le Regole, di cui all’allegato VIII dei Regolamenti europei che definiscono in maniera puntuale alcune caratteristiche e finalità dei software.

[3] Si veda (Stefanelli, 2020).

[4] La digitalizzazione può essere definita come la trasformazione digitale della società e dell’economia.

Si procede verso un’era di conoscenza e di creatività caratterizzata da tecnologie digitali e dall’innovazione del business digitale. Lo sviluppo di innovazioni digitali è una delle tendenze più importanti per il futuro dell’economia.

La digitalizzazione è guidata dalla tecnologia. Le innovazioni digitali sono create sulla base delle nuove tecnologie digitali: casi d’uso innovativi guidati da un lato da società affermate, start-up e capitale di rischio, ma anche enti del SSN (purtroppo poco).

[5] Un punto di riferimento è rappresentato dai 17 Sustainable Development Goals dell’agenda Onu 2030 sottoscritta da 193 paesi nello scorso 2015.